IL TEMPO

“Raccontami, nonna”.

La vecchia sorrise alla nipote.

Le piaceva averla accanto, a chiederle storie passate.

Le carezzò il capo.

Quella ragazza cresceva ogni giorno, si disse la vecchia.

E, guardandola, vide la donna che sarebbe stata.

Ma nell’ammirarle il viso, la vecchia si confuse.

Assomigliava così tanto a sua figlia.

La donna si aggrappò ai ricordi, temendo il vuoto improvviso.

Confusi nella mente, l’ieri e l’oggi talvolta oscillavano.

Poi si riprese.

“Raccontami di quando eri giovane”.

Anche il cagnetto, da anni in quella casa, si preparò ad ascoltare.

Consolata dalla richiesta della nipote, lei cominciò.

*** *** *** ***

“Ero appena ragazza, quando tuo nonno ha iniziato a guardarmi. Lui già adulto e austero. Io però lo capivo che si dava un tono. Per gli amici, per tutti gli altri. E quando incrociavo i suoi occhi, aveva lo sguardo impacciato. Ma non mi dispiaceva.….”

La nonna continuò a raccontare.

Il fidanzamento, le nozze, la casa costruita con sacrifici, una figlia adorata.

Raccontò di un amore onesto, tenace.

Ma senza voli.

Raccontò quello che poteva narrare, quanto voleva dire.

Un’altra storia invece, quella nascosta, non poteva dirla.

E l’avrebbe tenuta per sé.

*** *** *** ***

Era giunto in paese da poco: lui, il nuovo maestro.

Lei, segretaria in quella scuola elementare, a guardarlo restò muta.

Era bellissimo.

Nascose l’emozione abbassando gli occhi e gli strinse timida la mano, con ritegno.

*** *** *** ***

Non ebbe ritegno, invece, la loro passione.

Inaspettata, potente, nascosta agli altri, sfiorata nell’oscurità di un vicolo percorso insieme, al rientro dal lavoro.

O vissuta nel silenzio di una stanza d’albergo.

“Vado da mia cugina” lei diceva ogni tanto.

Il paese in cui recarsi era distante, ma lei sapeva che il marito non avrebbe indagato.

Gli sembrava normale che la moglie andasse talvolta a trovare quell’anziana parente, ammalata da tempo e accudita da estranei.

Non sapeva che le visite all’ammalata duravano molto meno delle ore di assenza.

Il resto del tempo, passione, stupore, mani avide, occhi accesi a rubare lo sguardo dell’altro.

*** *** *** ***

Ma lei era spezzata, tra la famiglia e quella passione inattesa e cocente.

Con sofferenza scelse la famiglia, gli affetti quotidiani, gli occhi onesti di suo marito, che qualche volta si abbassavano ancora, come un tempo.

Quel marito rigoroso lei lo amava davvero, ma con l’altro era diverso.

E comunque, lasciò andare quell’altro e chiuse il cuore alla passione.

Lui, il maestro, sconfitto da quella scelta, chiese il trasferimento.

Non si cercarono più.

Lui non sposò nessuna.

E qualcuno le riferì che viveva solo.

Seppe poi, con il cuore stretto, che una breve malattia lo aveva stroncato.

Nonostante l’età e la sofferenza, disse chi l’aveva visto, era ancora bello.

*** *** *** ***

“Poi tuo nonno se n’è andato per sempre.”

Continuò a raccontare la vecchia.

“E quello stesso giorno, ho trovato per strada un cagnetto, solo e spaurito. L’ho accolto come si accetta un dono. Ora si è fatto vecchio e sbilenco. Ma sembra giovane, quando mi viene incontro”.

La nipote, come sempre quando la nonna raccontava, la guardava intenerita e attenta.

Andava a trovarla appena poteva e spesso sua madre l’accompagnava.

Nei visi delle tre donne, il sorriso era identico e luminoso.

*** *** *** ***

Ma quel giorno la vecchia si era stancata a raccontare.

Adagiata in poltrona, sembrava quasi dormire, il cagnetto in grembo.

La nipote si alzò, la baciò in fronte e si allontanò in silenzio.

La vecchia si riscosse: come le accadeva ormai da tempo, i ricordi si mescolavano, lasciandola confusa.

Le sembrò di sentire una voce.

Era quella di sua madre: “Alzati, ho preparato la colazione.”

Lei si rivide bambina, seduta al tavolo, a godersi il profumo dei biscotti.

E a sentire l’odore materno, consolante e caldo.

“Deve essere un sogno”, si disse, ma aveva gli occhi aperti.

Poi con stupore, vide andarle incontro due figure maschili: il marito e l’altro, sorridenti e luminosi.

Li guardò incredula.

La osservavano miti, neanche un’ombra di giudizio nello sguardo.

Sembravano aspettarla.

Lei si alzò.

Il cagnetto allora le si strinse addosso, deciso ad accompagnarla dovunque lei volesse.

E come a proteggerla, le camminò accanto.

Davanti a loro comparve una grande porta luminosa.

La vecchia la contemplò, il respiro sospeso.

E in quel momento la colse uno scoramento profondo.

*** *** *** ***

La straziava lasciare la figlia ma, ancor di più, la nipote, che aveva tenuto in braccio appena nata.

Aveva amato inventarle fiabe, la vedeva crescere dolce e buona.

E la tenerezza per lei la pressava.

Desiderava davvero starle ancora vicino.

Magari solo per poco.

Forse lo chiese a voce alta, forse supplicò.

Non avrebbe saputo dire.

*** *** *** ***

Allora, con grande stupore, vide che la porta luminosa si dissolveva lentamente.

E le figure dei due uomini sparirono alla vista, miti come erano comparse. Nell’andarsene, le fecero un lieve cenno di saluto.

*** *** *** ***

Lei rimase attonita.

E percepì la grandezza del dono.

Ringraziò profondamente in cuor suo per quel tempo regalato, inatteso e prezioso.

Ne avrebbe onorato ogni istante.

E pensò che nell’attimo fatale, avrebbe oltrepassato quella porta senza timore.

*** *** *** ***

Poi tornò nella sua stanza e si coricò placida.

“Domani sarà una bellissima giornata”, disse.

In quel momento il cane, balzato sul letto, si sdraiò accanto a lei.

Scodinzolava felice.

Gloria Lai

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