Viviamo in un mondo gravemente malato di violenza.
Siamo talmente abituati ai maltrattamenti, allo sfruttamento e alla sopraffazione da non accorgercene nemmeno più e considerare innocui, affettuosi e normali tanti gesti che, invece, sono soprusi.
Sorridiamo inteneriti davanti a un pesce rosso rinchiuso dentro a una boccia di vetro, accarezziamo deliziati la pelliccetta sul collo delle nostre giacche, ci assicuriamo che le aragoste siano ancora vive per averle fresche nel piatto… e non ci fermiamo a considerare le sofferenze che infliggiamo agli animali per il nostro piacere e per il nostro divertimento.
Poi ci lamentiamo dei potenti che governano il mondo costringendoci a lavorare sempre di più in cambio di soldi che valgono sempre meno.
E li malediciamo per lo sfruttamento che ci impongono.
Senza renderci conto di agire lo stesso abuso e lo stesso predominio su altri esseri più ingenui, deboli e indifesi di noi.
Siamo talmente immersi nella prepotenza da ritenerla inevitabile e naturale.
“È la legge del più forte.”
Sosteniamo.
Privandoci della possibilità di costruire un mondo di rispetto, tolleranza e amore.
Un mondo basato sullo scambio e sulla conoscenza reciproca.
Un mondo più umano.
Siamo persuasi che l’ingiustizia sia inevitabile e faccia parte della vita, la chiamiamo civiltà o intelligenza e la proponiamo come modello ai nostri figli, convinti di trasmettere loro un insegnamento giusto.
Tuttavia, educhiamo i nostri bambini usando metodi che oggi non si adoperano più nemmeno per addestrare gli animali.
Sosteniamo di farlo per il loro bene.
Spesso agiamo forzando noi stessi e mettendo a tacere il buon senso, che istintivamente ci segnala il sopruso e la violenza nascosti dietro all’etichetta: educativo.
È in seguito a questi dubbi che qualcuno si chiede quanto sia giusto picchiare i bambini e quale potrebbe essere l’alternativa a una sana e naturale sculacciata.
Sembra impossibile pensare che esista qualcosa di diverso da schiaffi, botte e punizioni per insegnare l’educazione ai nostri figli.
Eppure… gli animali non usano le percosse per insegnare ai loro piccoli!
(Ma, si sa, gli animali sono esseri poco progrediti)
L’essere umano, invece, ha una cultura diversa da quella delle altre specie e tratta i suoi cuccioli con prepotenza sentendosi migliore degli altri animali.
Le percosse, anche quelle che non lasciano lividi o ferite, sono prevaricazioni e infliggono un’umiliazione a chi le riceve.
Parlare, spiegare e premiare sono scelte che incoraggiano i comportamenti desiderati piuttosto che inibire quelli indesiderati,e invitano i bambini alla cooperazione e alla collaborazione invece che alla sottomissione.
Certo, insegnare il dialogo comporta una maggior dialettica nella famiglia e apre la porta al confronto tra pari, anche se di età differenti!
La subordinazione, al contrario, censura la comunicazione e nutre il risentimento e la disistima di sé.
È vero, quando i cuccioli dell’uomo sono ancora piccini, parlare di dialogo e di dialettica è impossibile.
Ma questo non autorizza la sopraffazione.
I piccoli capiscono il tono della voce e le intenzioni anche quando non sanno parlare.
Ogni genitore lo sa.
Non c’è bisogno della violenza per educare i bambini, c’è bisogno della pazienza.
Perché parlare, spiegare e premiare richiedono attenzione, tempo e impegno.
Nel nostro mondo malato di prepotenza corriamo sempre e non abbiamo più nemmeno un minuto da perdere per dialogare con i nostri figli.
Ai potenti fa comodo questa nostra costante distrazione dai valori interiori e dallo scambio attento con i bambini.
Permette il perpetrarsi dei soprusi.
Tramanda l’ingiustizia.
Aiuta a tollerare lo sfruttamento di chi è più forte su chi è più debole.
Se si impara da piccoli ad essere umiliati da chi ci vuole bene sarà più facile credere (da grandi) che le ingiustizie siano strumenti per il nostro vantaggio, e lasciar correre, senza protestare, gli abusi che ci vengono imposti.
È per questo che l’educazione è fatta soprattutto di punizioni.
Punire, picchiare, maltrattare sono metodi considerati indispensabili da chi crede nella legge del più forte e ha bisogno di sopraffare per vivere.
Con i bambini, stabilire delle regole e farle rispettare è indispensabile e necessario ma può avvenire nel dialogo e col consenso degli interessati, in un clima di condivisione e reciprocità.
Senza bisogno di autoritarismi e maltrattamenti fisici.
Un mondo nuovo si basa sull’ascolto, sullo scambio e sulla comprensione.
Comincia dall’educazione dei più piccoli e costruisce i presupposti perché l’amore possa svilupparsi.
Senza possesso.
Senza violenza.
Con disponibilità e con attenzione reciproca.
Non si deve picchiare i bambini.
Si deve, invece, spiegare sempre ogni cosa, premiare i comportamenti adeguati, invitare alla collaborazione.
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