UN AMORE

Veloce e sinuoso, il delfino fendeva le onde.

Inebriato dai colori del mare, si tuffava potente, poi balzava nell’aria, a graffiare il vento.

Giovane e ribelle, trascurava i consigli degli anziani: non avvicinarti alla riva, gli dicevano, e guardati dagli umani, che spesso infieriscono sui delfini.

Ma lui adorava l’urtare dell’acqua sui fianchi, in gara con le imbarcazioni, il ventre a sfiorare la schiuma del mare e poi avanti, oltre gli altri delfini lanciati veloci a domare le onde.

Fu proprio un’onda possente a celargli lo scoglio che, d’improvviso, gli si parò di fronte.

Lui, distratto a inseguire la schiuma, non riuscì a evitarlo e lo urtò con violenza.

Le altre onde, giungendo alla riva, vi adagiarono dolcemente il suo corpo inerte.

******** 

Ogni pomeriggio amava passeggiare sulla spiaggia: sentiva il fascino profondo del mare, ascoltava il silenzio, ammirava i raggi del sole già obliqui.

Viveva in un villaggio di pescatori ed era orfana sin dall’infanzia.

Ricordava del padre l’altezza e la forza: non poteva dimenticare come la alzava tra le braccia e rideva del suo timore.

Era un bravo pescatore, ma una sera il mare se lo prese, forse irato con lui per la pesca fruttuosa.

La madre, legatissima al suo uomo, si arrese al dolore e si consumò pian piano, né valse a trattenerla lo sguardo spaurito e accorato della figlia.

La giovane viveva nella casupola dove aveva abitato con i suoi e campava di poco, rimagliando le reti dei  pescatori.

Nonostante il suo immane dolore, però, lei non odiava il mare: ne sentiva il richiamo e dalla riva distendeva lo sguardo, stregata da quei colori, da quella potenza antica.

Rispettava il volere del mare, come si onora il capriccio di un dio.

********

Anche quel pomeriggio, dopo aver sistemato le reti e la casa, si avviò verso la riva.

Il suo sguardo colse lontana una sagoma scura: in ansia, affrettò il passo, chiedendosi cosa fosse.

Già altre volte il mare aveva deposto in riva creature diverse e dolenti: tartarughe ferite, pesci morenti, delfini mutilati…..

Guardò meglio: era proprio un delfino.

Le onde lo lambivano, come a carezzarlo.

Lei lo raggiunse rapida, gli si inginocchiò accanto e lo toccò, sperando vivesse ancora.

Per qualche attimo non accadde nulla, poi lentamente e con immensa fatica lui aprì gli occhi….

Ma restò attonito: quello che vide nel riprendere i sensi era l’essere più bello che mai avesse ammirato.

Lunghissimi e neri i capelli, la bocca rossa, la mano morbidissima.

Il delfino sentì i battiti accelerare: la vita tornava nel suo corpo, ma  lui seppe che quel tumulto non era solo il fluire del sangue.

Ricordò le parole dei maschi adulti, gli sguardi ritrosi delle femmine, la potenza dei corteggiamenti, i corpi sinuosi e accostati.

E all’improvviso capì che quella forza, arcana e a lui sconosciuta, era l’amore.

*********

Quel giorno, riuscì faticosamente a guadagnare il largo, ma da allora prese ad attenderla: la vedeva di lontano, nuotava lento.

Lei, senza volerlo, si scoprì a scrutare l’acqua più attentamente e appena scorgeva quel dorso lucido e arcuato, sorrideva rasserenata, come quando si incontra un amico.

*********

Finalmente un giorno lui si decise: si accostò timoroso alla riva e attese che lei giungesse.

Nuotò fino a starle davanti: i suoni di lui, come per incanto, si mutarono in parole.

Lei ascoltò, stupita da quel prodigio, ma ancor più colpita dal suo discorso.

Si era innamorato di lei, le disse, per la sua bellezza, per la sua dolcezza, per quel muoversi lento, quasi ad accarezzare la sabbia.

La scrutava da lontano, le confessò, e ogni volta era più emozionato.

Ormai non poteva fare altro che struggersi per lei, pressato da quell’amore così diverso e impossibile…

Poi tacque: sopraffatto dalla vergogna, si tuffò rapidamente e disparve.

Lei rimase immobile a lungo e tornò a casa con il cuore in tumulto.

*********

Passarono i giorni, ma la sua attesa titubante venne sempre delusa.

Il delfino non compariva più e lei si sentiva vuota e incerta.

Temeva per la sorte di lui, che pescatori violenti lo avessero ferito o ucciso, ma un altro sentimento si accostava all’ansia: era sconvolta dal discorso di lui e la rivelazione straordinaria  le aveva acceso il cuore e la mente …

Affranta da quel fatto inaudito, voleva negare una strana emozione.

Ma, dopo aver lottato inutilmente nel profondo del cuore, fu costretta a capire: amava, senza speranza, un essere così diverso da lei, così irraggiungibile.

E non poteva rivelarlo a nessuno: chi mai l’avrebbe capita?

Sarebbe stata oggetto di irrisione, bersaglio di offese brutali, coperta di ironia e sghignazzi, oppressa da vergogna.

*********

Come da tempo, ormai, anche quella sera la sua attesa in riva era rimasta delusa.

Fece per andarsene, ma d’improvviso un’onda formidabile le si parò davanti, avvolgendola.

Lei non poté opporsi.

In un tempo che le sembrò rapidissimo, si trovò trasportata in fondo al mare e con immenso stupore si accorse di respirare.

Di fronte a lei, un essere splendido e terribile: un corpo luminoso e scintillante di squame d’oro, il volto umano e una voce profonda.

Lei capì allora quello che i vecchi pescatori raccontavano, abbassando la voce sino ad un sussurro: il re del mare esisteva, dicevano, ed era un essere portentoso, ma avevano di lui un timore reverenziale e solo a qualcuno, ma ormai tanto tempo prima, era capitato di intravederne i bagliori d’oro.

Lui la scrutò con attenzione, poi iniziò a parlarle: era circondato da creature del mare, le più diverse.

Il giovane delfino si è rivolto a noi e ha chiesto aiuto, affranto dall’amore per te.” disse.

E noi abbiamo riflettuto: la specie degli umani è spietata verso il mare. Non ha rispetto di lui, lo ferisce violenta.

A volte salviamo creature straziate da arpioni o avvinte da lacci. Ma spesso possiamo solo guardarle morire.

Troppe volte l’acqua si tinge di rosso: allora la nostra ira muove i marosi e agita le burrasche.

Arroganti e stupidi, avidi e presuntuosi, gli umani. Hanno infranto il patto antico, traditi i giuramenti.

Ma tu sei innocente del loro male, fanciulla, e soprattutto il giovane delfino ti ama.

Ti offriamo un dono immenso: rimani con noi. Per il resto della tua vita, sarai una creatura del mare”. 

Lei durante quel tempo aveva ascoltato in silenzio, sgranando gli occhi per lo stupore.

Poi chinò il capo a ringraziare ed emise una voce flebile, rotta dall’emozione.

Chiese un giorno per riflettere.

Glielo concessero.

**********

Sconvolta, tornò lentamente verso casa.

Per tutta quella notte e fino all’alba rifletté ansiosamente.

Amava un essere del mare: se avesse voluto, sarebbe diventata una creatura marina.

Altra vita, inusitata, eccezionale.

Oppure… poteva restare al villaggio: la tranquillità modesta, i giorni scanditi, i soliti gesti, i medesimi volti…

Ma al pensiero di rinunciare al suo amore, lei si sentì morire.

Si alzò decisa, salutò con uno sguardo tenero e accorato quelle stanze, dove per poco tempo era stata felice con i suoi e, quasi di corsa, raggiunse la riva.

Come il giorno prima, si trovò rapidamente davanti al re del mare, il cui l’aspetto straordinario la intimidì ancora, ma raccolse le forze e chinò semplicemente il capo, in segno di assenso.

A quel punto, lei sentì il suo corpo allungarsi, divenire elastico e flessuoso e percepì la sensazione inebriante dell’acqua sulla pelle lucida.

Si stupì nel guardarsi e restò affascinata dalla sua linea morbida: negli occhi delle creature marine vide la sua stessa emozione e, ancor di più, la lesse negli occhi del delfino.

Lui l’aveva già trovata bellissima ed era colto adesso da uno stupore attonito, ammirandola nella sua nuova essenza.

Le si accostò esitante, le sfiorò il muso e la invitò a seguirlo: i loro corpi, adesso così simili, si allontanarono leggeri nell’azzurro, danzando le movenze antiche dell’amore.

Nuotavano insieme, innocenti come creature nella prima alba del mondo.

Il mare li strinse nel suo abbraccio liquido.

Gloria Lai

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