Laura si sveglia di notte in preda a un senso di angoscia.
Come una sonnambula apre il frigorifero e divora tutto quello che trova, fino a sentirsi scoppiare la pancia.
Poi torna a letto e si riaddormenta.
Giorgia, invece, è a dieta.
Resiste alle tentazioni per tutta la giornata ma ogni tanto, quando nessuno la vede, prende la scatola dei biscotti e non ha pace finché non l’ha svuotata completamente.
Quindi, delusa e colpevole, nasconde nella spazzatura le tracce della sua trasgressione e riprende a fare le cose di sempre, cercando di dimenticare quel black out.
Antonello ama gli animali e il suo cuore sente che è importante fare scelte più rispettose della loro vita.
Ma quando rinuncia a mangiare i suoi cibi preferiti fatti con latte, uova e formaggio, lo assale una fame compulsiva e per calmarla sgranocchia una dopo l’altra tutte le merendine vegane che sarebbero dovute bastare per un mese di spuntini in ufficio.
Laura, Giorgia e Antonello compensano con il cibo un vuoto interiore e senza rendersene conto usano gli alimenti come se fossero antidepressivi, reperibili senza bisogno di andare dal medico ma, soprattutto, senza dover ammettere le proprie difficoltà emotive.
Nemmeno a se stessi.
Sappiamo tutti che mangiare è indispensabile per viverema, con quest’alibi incontestabile, giustifichiamo un’esagerata ricerca di gratificazioni alimentari, incrementando la fortuna delle multinazionali e delle case farmaceutiche.
Dietro il pretesto della sopravvivenza, infatti, si nascondono verità ben diverse.
Nei paesi industrializzati l’eccessiva alimentazione è una delle cause più frequenti di malattia e le motivazioni che spingono tanta gente a consumare smodatamente ogni genere di vettovaglie non riguardano la necessità di tenersi in salute, ma il bisogno di calmare la mente, imbavagliando almeno per un po’ il suo logorante chiacchiericcio interiore, fatto di accuse, recriminazioni, commenti e critiche, rivolte spietatamente contro se stessi.
Durante la digestione, l’energia si sposta dal cervello allo stomaco e le preoccupazioni cedono il posto a una sonnolenza che distoglie dalle responsabilità e dai pensieri.
In questo modo l’alleggerimento dell’angoscia si associa al sapore dei cibi e il pasto si trasforma in un rito scaramantico capace di scacciare la paura regalandoci una pausa dalle inquietudini interiori.
Mentre mangiamo, infatti, il processo fisiologico di assimilazione dei nutrienti prevale sul chiacchiericcio interiore e ammutolisce le emozioni per tutto il tempo della digestione.
L’alimentazione diventa così un antidoto all’inquietudine, uno strumento in grado di alleviare la sofferenza psicologica e la fatica di affrontare il proprio mondo interiore.
Il bisogno di mettere qualcosa in bocca, però, aumenta in proporzione alla necessità di evadere da se stessi, convertendosi rapidamente in una pericolosa bulimia.
I meccanismi di dipendenza e assuefazione legati alla nutrizione sono ben noti al mercato alimentare che, da sempre, sfrutta le proprietà anestetizzanti delle vivande per indurre i consumatori ad acquistare sempre di più, senza curarsi delle ripercussioni che questo provoca sulla psiche e sulla salute.
Molti cibi, grazie al loro effetto sedativo o stimolante, creano nell’organismo una improrogabile esigenza, spingendoci a consumarne quantità progressivamente maggiori.
In questo modo l’atto di mangiare si trasforma in un meccanismo compulsivo, sotteso dal bisogno di colmare quell’insoddisfazione emotiva che abbiamo paura di affrontare consapevolmente.
Nel sonno, Laura incontra i fantasmi che ha censurato durante il giorno e si sveglia sopraffatta dai contenuti emotivi rimossi.
Istantaneamente, però, si attiva il meccanismo della dipendenza alimentare e, nel tentativo di evitare il proprio mondo interiore, ricorre al cibo per distrarre la mente e poter riprendere a dormire.
In tutti i sensi.
Giorgia, invece, si sforza di dimagrire senza prestare attenzione alle implicazioni che esistono tra il raggiungimento del peso forma e la realizzazione personale.
Per soddisfare il desiderio di piacere e di piacersi decide di mettersi a dieta, ma l’insoddisfazione emotiva (irrisolta interiormente e amplificata dall’astinenza dal cibo) invece di diminuire aumenta, spingendola verso una ribellione censurata e perciò incontrollabile.
Antonello vuole cambiare stile di vita ma non tiene nella giusta considerazione la funzione sedativa delle pietanze che sceglie di evitare.
Eliminando i suoi cibi preferiti senza programmare un’adeguata compensazione emotiva, scatena una pericolosa crisi di astinenza che si calma soltanto quando sostituisce quegli alimenti con qualcosa di altrettanto gratificante dal punto di vista psicologico.
Le merendine da consumare in ufficio, infatti, sono associate ai momenti di pausa e di relax durante il lavoro ma, in quanto prive di prodotti animali, sono meno pesanti e più facili da digerire, perciò è costretto ad ingurgitarne molte di più per rallentare la digestione e ottenere il medesimo intorpidimento sulla mente e sui pensieri.
Per superare le difficoltà alimentari, Laura, Giorgia e Antonello dovranno osservare con maggiore attenzione il proprio equilibrio interno e modificare lo stile di vita, affrontando le paure e i vissuti che incrementano la dipendenza di cui inconsapevolmente sono vittime.
Solo così potranno superare l’angoscia che innesca la loro fame nervosa e finalmente costruire un rapporto col cibo più sano e naturale.
Per cambiare le scelte dietetiche è indispensabile intervenire sul proprio modo di vivere, affrontando con coraggio le difficoltà interiori fino a modificare i bisogni psicologici che sostengono i comportamenti compulsivi.
La scelta di sostanze antidepressive, infatti, è funzionale all’occultamento di vissuti emotivi irrisolti piuttosto che al benessere e alla salute.
Solo ripristinando un contatto con la profondità di se stessi è possibile rinunciare a utilizzare le innumerevoli droghe nascoste dietro false giustificazioni nutrizionali e riappropriarsi del proprio naturale desiderio di assaporare la vita.
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