I DONI

Una lunga storia matrimoniale, la consuetudine quotidiana, i sonni condivisi: i due coniugi avevano imparato ad accettarsi, a smussare le diversità.

Sarebbero stati anche felici, ma un cruccio doloroso opprimeva il cuore di lei: non avevano figli.

Lui ormai si era rassegnato, ma lei si sentiva incompleta, un ventre incapace.

Il tempo passava.

Quando capì che non sarebbe mai stata madre, le sembrò di avere ben poco da offrire.

Lui trascorreva molto tempo tra i campi, che coltivava con amore, e quando lei restava sola, una malinconia profonda le attraversava la mente.

Allora, in assenza di lui, prese ad uscire.

La loro casa fiancheggiava degli orti.

In fondo a questi si aprivano vasti campi e poi, più lontano ancora, si estendeva il verdeggiare del bosco.

Ogni giorno lei si spingeva più oltre: gli orti, i campi e una mattina, infine, quel verde lontano.

Folto e profondo, il bosco le parve subito intricato.

Ormai aveva già camminato abbastanza.

Sentiva la stanchezza e una certa inquietudine: si agitavano nella mente le fiabe di quando era bambina, la paura del buio che sarebbe giunto, il timore di perdersi.

Decise che era andata fin troppo oltre: si sedette ai piedi di una quercia e volle riposarsi un poco prima di tornare.

Ma la prese il sonno e si adagiò su un morbido letto di foglie.

Il pomeriggio era ormai inoltrato.

Intanto il sonno di lei veniva spiato da occhi diversi: incuriositi dalla sua presenza e nascosti dal fogliame, molti animali erano giunti silenziosamente e altri ne arrivavano a contemplare il suo volto, mesto anche nel dormire.

Loro già sapevano: il vento, che tutto conosce, aveva raccontato al bosco la storia di lei, donna senza figli.

Fu allora che gli animali, scrutandosi l’un l’altro, pensarono febbrilmente a come consolarla.

Non avevano molto tempo: a breve si sarebbe svegliata!

Ed ecco che cominciarono cautamente gli scoiattoli a poggiarle in grembo qualche ghianda, le gazze, invece, pietrine scintillanti rubate al fiume, le api gocce ambrate di miele, le formiche foglie e fiori profumati, i gufi morbide piume scure e altri animaletti altri doni ancora, leggerissimi e colorati.

Infine, una femmina di cardellino le adagiò sul ventre uno dei suoi piccoli, caduto improvvidamente dal nido e ferito ad un’ala.

Quando lei finalmente aprì gli occhi, non voleva credere a ciò che vide: il suo grembo era tondeggiante, gravido di doni colorati e odorosi.

Un ventre ricolmo.

Si guardò intorno stupita e vide accanto a sé, timidi e silenziosi, gli animali del bosco: capì che quei doni erano il conforto che loro le avevano offerto.

Allora si sentì colmare il cuore di dolcezza e gli occhi di lacrime.

Sconvolta da tanto affetto, ringraziò tutti loro con un filo di voce, perché la commozione le gravava in gola.

Intanto il cardellino ferito pigolava piano: lei lo sostenne con cura e si alzò lenta, facendo scivolare al suolo quei doni colorati.

Gli animali la accompagnarono sino all’inizio dei campi e lì si fermarono a vederla andare, mentre i cardellini del bosco sapevano che lei avrebbe accudito il piccolo, meglio di quanto avrebbero fatto loro.

Il marito, ansioso, la vide arrivare che era ormai notte: lei camminava cauta, le mani a coppa per proteggere quell’essere pigolante.

Quando fu vicina al suo uomo, lui le scoprì negli occhi una luce nuova.

La stoffa della veste di lei fermava ancora qualche goccia di miele e alcuni petali colorati.

Gloria Lai

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