A-NORMALI si nasce o si diventa?

A-normali si nasce.

Normali si diventa.

In un mondo sano tutti dovrebbero essere A-normali.

Ogni essere è unico, originale, irripetibile; la sua diversità è il contributo che porta al mondo, una ricchezza che si aggiunge alla poliedricità delle esistenze e fa più bella la vita.

Tanti modi differenti di sentire, di essere, di pensare rendono interessante la scoperta e la conoscenza l’uno dell’altro e creano ricchezza esistenziale.

Ricchezza esistenziale… una risorsa poco considerata.

Oggi è d’obbligo seguire la corrente.

Chi non partecipa, chi si differenzia, è guardato con sospetto, trattato con diffidenza o addirittura emarginato.

Tuttavia, nascosta dentro il cuore di ciascuno esiste una Anormalità inalienabile. Che cerca solo di trovare la propria dignità e la dovuta ammirazione.

Che gusto ci può essere nel vestire tutti allo stesso modo, mangiare tutti le stesse cose e pensare tutti uno stesso unico pensiero?

Eppure…

Per qualcuno (pochi) un gusto c’è.

Il gusto perverso di forgiare una popolazione di servitori.

Con una divisa che si chiama: moda.

Con una catena ai piedi che si chiama: stipendio.

Con delle brevi libere uscite che si chiamano: ferie.

E con una prigione invisibile cucita addosso che si chiama: normalità.

La normalità è un’omologazione che fa ammalare.

E noi psicologi lo verifichiamo ogni giorno.

Certo, tutti abbiamo bisogno dell’approvazione e del riconoscimento l’uno dell’altro.

Ma vogliamo essere riconosciuti proprio nella nostra speciale unicità.

La normalità ci costringe a rinunciare alle nostre peculiarità e all’originalità che ci contraddistingue, nel tentativo di trovare conferme e considerazione.

Conferme e considerazione che non bastano mai, quando non sono rivolte al cuore della persona, alla sua specificità.

Un invisibile coach chiamato informazione ci insegna, impercettibilmente, a livellarci nel conformismo.

Fino a che la normalità diventa il nostro vestito.

Quell’apparenza che bisogna mostrare per sentirsi bene in mezzo agli altri.

Altri che indossano la stessa divisa e ne rimangono imprigionati.

Poi, in nome di questa sbandierata normalità, sacrifichiamo gli impulsi più veri, la nostra autenticità emozionale. Quel modo unico e speciale con cui ognuno interpreta la vita.

A-normali si nasce.

Normali lo si può diventare.

Forse per non sentirsi troppo soli.

Forse per essere amati.

Però l’amore ottenuto nascondendosi dietro un normale falso sé non soddisfa la fame. È un po’ come ingoiare il menù al posto del pranzo.

Nessuno può essere mai uguale a un altro, nemmeno quando si nasce gemelli.

Il nostro vero sé è A-normale.

Aspetta, inestirpabile e incorruttibile, il momento di rivelare la sua verità.

Sincero.

Unico.

Solo.

E per questo pieno di fascino.

E di creatività.

Il cuore non è normale.

È vero.

Carla Sale Musio

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