Le armi sono strumenti al servizio della violenza.
Nate per ferire e per uccidere, generano guerre, sopraffazione e dolore.
Grazie al loro uso l’uomo ha conquistato il dominio su tutte le altre specie e sui suoi stessi simili, esercitando il diritto alla prevaricazione.
Gli effetti devastanti di questa lotta sono sotto gli occhi di tutti.
Il nostro bellissimo pianeta sta morendo, distrutto dalla bramosia della specie più assetata di potere: la specie umana.
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Ma cos’è il potere?
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Il termine potere indica l’abilità nel raggiungere i propri obiettivi, l’autorità di influenzare qualcuno, la possibilità di comandare e imporre il proprio volere.
Al potere si può soltanto sottomettersi o scappare.
Potere e comando prevedono una gerarchia in cui il più forte fa valere la propria volontà sugli altri.
Norme, regole, leggi e prescrizioni sono la conseguenza di un mondo costruito grazie al potere.
Lo stato deve avere il potere di far rispettare le leggi.
I genitori devono avere il potere di educare i figli.
La scuola deve avere il potere di insegnare.
Eccetera, eccetera…
Il potere appartiene talmente tanto alla nostra cultura che non sembra possa esistere nessuna alternativa alla necessità di comandare e imporre regole per mantenere l’ordine tra di noi e nel mondo.
Questo concetto è così radicato che tutto ciò che non prevede l’uso del potere è guardato con sospetto, diffidenza o ironia, come se fosse stupido o illecito.
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Il contrario del potere è l’empatia
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L’empatia è la capacità di accogliere, comprendere, condividere ed essere così profondamente e intimamente insieme a un altro da sperimentare sulla propria pelle il suo modo di stare al mondo.
L’empatia è l’antitesi della prevaricazione perché, quando si è in empatia con qualcuno, diventa impossibile sopraffarlo, combatterlo o fargli la guerra.
La parola empatia indica la capacità di calarsi in una realtà diversa dalla propria fino a comprendere i vissuti e le motivazioni di chi la sperimenta, ed è la premessa indispensabile per la fratellanza, la convivenza e la cooperazione.
L’empatia è l’unico antidoto alla guerra e alla prepotenza.
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Ma come nasce l’empatia?
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La capacità di accogliere la realtà interiore di un altro nasce dall’ascolto profondo di se stessi e dal superamento del proprio egocentrismo.
Mentre il desiderio di comandare e di prevaricare ha origine dall’egoismo e dalla mancanza di considerazione per i bisogni degli altri, l’empatia esprime la capacità di abbandonare la propria realtà e le esigenze personali per condividere la realtà e le esigenze di qualcun altro.
Questa flessibilità nell’ascoltare, se stessi e gli altri, permette la condivisione e lo scambio e produce una società basata sull’accoglienza e sul rispetto delle esigenze di tutti.
Nella nostra cultura, malata di individualismo e prepotenza, il rispetto delle esigenze di tutti sembra un’utopia e la forma migliore di condivisione che riusciamo a immaginare presuppone una limitazione dei bisogni individuali a vantaggio di uno spazio comune.
Ma in un mondo fondato sull’empatia la limitazione individuale perde di significato.
Al suo posto ci sono l’ascolto, la comprensione e la condivisione.
Infatti, sperimentando in prima persona i vissuti degli altri diventa impossibile aggredire e maltrattare qualcuno senza soffrire sulla propria pelle i dolori inflitti.
L’empatia spinge a comprendere il punto di vista di chi abbiamo affianco, facendoci sentire il suo dolore come se fosse il nostro, e permette di trovare soluzioni favorevoli a entrambi.
Per questo è l’unica arma in grado di cambiare il mondo.
Solo dall’empatia può nascere la reciprocità indispensabile alla condivisione e al rispetto.
L’empatia è innata in tutte le personalità creative, cresce con l’ascolto dei vissuti emotivi e diventa uno strumento di comprensione e cambiamento quando è usata per conoscere se stessi e gli altri.
Davanti alla violenza, al potere e alla prevaricazione, però, l’empatia si paralizza cedendo il posto al dolore e alla paura.
L’angoscia annichilisce l’empatia e (quando la fuga non è possibile) spinge la vittima a identificarsi con l’aggressore, nel tentativo di liberarsi dall’impotenza, dalla sofferenza e dal senso d’inefficacia personale.
Il meccanismo psicologico dell’identificazione con l’aggressore trasmette la violenza da una generazione all’altra e confina l’empatia in un angolo remoto dell’inconscio fino ad annullarne dal tutto la percezione.
È così che nei secoli la legge del più forte ha tramandato il suo corollario di abusi, sopraffazione e prepotenza, rendendoci vittime di una cultura basata sulla aggressività e sulla prevaricazione.
Per cambiare questa cultura non serve sostituire il potere con un altro potere.
Per trasformare veramente una società bisogna trasformare se stessi e cambiare la propria percezione della realtà.
Solo così si riuscirà a vedere ciò che la prevaricazione e la violenza rendono invisibile accecando la percezione individuale per mostrare soltanto il punto di vista di chi è più forte.
L’empatia è lo strumento di trasformazione più potente che ci sia, perché consente di sperimentare in se stessi la vita di un altro essere e quest’esperienza cambia la comprensione della realtà, allargando la prospettiva fino ad includere un orizzonte nuovo.
Da questo scambio nasce un’interpretazione più ampia e prendono forma opportunità diverse, basate sull’ascolto delle esigenze di tutti.
Tuttavia, perché questa condivisione diventi possibile e non rimanga soltanto un’utopia, è indispensabile ascoltare se stessi, imparando a contattare anche gli aspetti di noi che non ci piacciono e ci fanno paura.
La capacità di mettersi in gioco e di rivelarsi in tutta la propria totalità di bene e male è il presupposto di ogni trasformazione e di ogni cambiamento.
La rivoluzione che cambierà il mondo parte da se stessi, nasce dalla capacità di accogliere la sensibilità e la fragilità, si fonda sull’ascolto della propria anima.
Non si può avere un mondo migliore facendo la guerra.
Si può solo osservare la guerra dentro di sé, trasformando le carceri interiori fino a renderle un luogo di scambio e di accoglienza per tutto quello che non abbiamo avuto il coraggio di dire, nemmeno a noi stessi.
Solo così l’empatia può liberare il suo straordinario potere di trasformazione.
Infatti, dall’ascolto di ciò che è stato emarginato e sepolto nell’inconscio prendono forma la comprensione e la condivisione con ciò che ci circonda.
Saper accogliere la propria verità sviluppa la capacità di accogliere gli altri e potenzia l’unica arma efficace per costruire un mondo migliore.
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