MAGIA PRATICA: imparare a gestire il peso della crudeltà

La crudeltà riguarda tutti, perché tutti (prima o poi) abbiamo a che fare con le parti poco nobili di noi stessi.

Mi riferisco ai desideri di vendetta, alla rabbia inespressa, alla voglia di punire chi ha commesso dei reati ingiustificabili… e a tutto ciò che agita la psiche davanti a quelle che consideriamo ingiustizie.

Le ingiustizie ci autorizzano alla ribellione, aprendo la porta a pensieri poco edificanti (anche se utili a ritrovare l’equilibrio nel mondo interno).

Ogni volta che accade qualcosa di sbagliato e perciò ingiusto, da qualche parte dentro di noi prende forma la rivolta.

Si tratta di un bisogno auto affermativo e legato alla necessità di esprimere la propria indignazione.

Tuttavia, queste reazioni emotive ci spingono a schierarci dalla parte dei buoni per condannare i cattivi e prenderne così le distanze.

Per fortuna, quasi mai agiamo realmente le nostre fantasie spietate, solitamente ce le permettiamo soltanto nel segreto dei pensieri.

Ci servono per ripristinare nel mondo intimo le giuste proporzioni delle cose.

Così, ad esempio: se qualcuno mi ruba la macchina, può farsi largo dentro di me un’immagine in cui il ladro viene derubato a sua volta, o peggio ancora, subisce un incidente mortale!

Cose a cui non vorrei assistere nella realtà, ma utili a calmare l’umiliazione e il dolore per il sopruso subito.

Sono reazioni spontanee, legate al bisogno di affermare interiormente il nostro valore quando non è possibile farlo nella concretezza dei fatti.

Tuttavia, se da una parte sostengono la giustizia dall’altra coltivano la vendetta, creando una frattura nella psiche.

L’identità, infatti, si scinde in due aspetti antitetici: da una parte la moralità e l’etica e dall’altra la condanna, la punizione e la ritorsione violenta.

In questo modo si crea una contrapposizione nel mondo interno che vede le parti buone salire alla ribalta della coscienza e le parti spietate oscurate (benché tollerate) in modo da non intaccare l’immagine idealizzata di noi stessi.

Le immagini vendicative, infatti, passano veloci nella mente e vengono rapidamente censurate per permetterci di mantenere una visione coerente della nostra moralità (in questo modo idealizzata e perciò ignara della coesistenza del bene e del male dentro di noi).

Ma tutto ciò che viene rinnegato e nascosto nell’inconscio conserva la propria energia, agendo indisturbato sotto la soglia della consapevolezza e spingendoci a condannare all’esterno le stesse cose che non ci permettiamo di guardare all’interno.

Questo meccanismo genera tante contrapposizioni e tanta sofferenza nella vita di tutti i giorni.

Infatti, il desiderio di essere migliori ci spinge a nascondere la nostra crudeltà (anche a noi stessi) rendendoci insicuri, sempre a rischio di essere scoperti e subire la stessa condanna che abbiamo inflitto (o abbiamo desiderato infliggere) agli altri.

Ecco perché le immagini vendicative che ogni tanto animano la vita intima non dovrebbero mai essere censurate ma esplorate.

Ciò che giudichiamo negativo dentro di noi non va eliminato.

Va visto.

Appartiene alla molteplicità di noi stessi e dà voce alla nostra verità, fatta di bene e male insieme.

La crudeltà esiste in ciascuno di noi e di solito si manifesta in modi del tutto inconsci.

Ignorarla significa lasciar crescere la sua forza senza poterla controllare.

Osservarla, accettandone la presenza, vuol dire riconoscerne l’esistenza e gestirne l’impatto, sia nel mondo interno che nel mondo esterno.

Sono vissuti difficili da cambiare, nascono da un moto spontaneo di ribellione e rivalsa, esprimono un egoismo naturale e danno forma alla comprensione di noi stessi.

Accoglierli nella coscienza (accettandone l’esistenza con umiltà, senza agirli, senza giudicarli e senza volerli subito trasformare) presuppone la capacità di accettare i limiti della nostra bontà.

Ed è l’unico modo per evolverli.

Non perché siamo spinti dal desiderio di essere migliori di ciò che invece siamo realmente, ma perché la conoscenza illumina il buio, modificando le prospettive nel tempo e di conseguenza anche la forma di ciò che osserviamo.

Accollarsi il peso della crudeltà è l’unica via per costruire la pace, dapprima dentro noi stessi e poi nel mondo.

Accettare i propri limiti (quella bruttezza interiore che tanto ci fa vergognare) permette di evolvere naturalmente le cose che non ci piacciono.

La verità è in sé una potente trasformazione.

Al contrario, la pretesa di cambiare attiva i meccanismi della rimozione e della proiezione, impedendo ogni metamorfosi.

Il mago è capace di accollarsi il peso del mondo interiore e proprio esplorandolo e riconoscendolo impara a usare la magia: quella misteriosa capacità di compiere i miracoli grazie al potere della verità.

Carla Sale Musio

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