Quando si parla di inconscio e di coscienza si tende a fare una grande confusione.
La parola coscienza assume significati diversi a seconda del contesto in cui è inserita.
E questo genera non pochi fraintendimenti.
Coscienza è sinonimo di consapevolezza, rappresenta l’etica e la morale, i valori personali che muovono le azioni di ciascuno, lo stato vigile della veglia, il principio creativo che genera la realtà e la vita.
È interessante notare come una sola parola condensi tanti concetti diversi.
Se il linguaggio esprime le peculiarità di una cultura… qui è evidente la scarsa considerazione che la nostra società attribuisce al mondo interiore.
L’indifferenza per i valori profondi è l’origine di molte sofferenze psicologiche e la matrice dell’analfabetismo affettivo che ammala l’umanità.
La coscienza dovrebbe essere l’opposto dell’inconscio.
Infatti, definiamo inconscio tutto ciò che esiste sotto la soglia della consapevolezza.
Tuttavia, la coscienza è uno stato dell’essere che ci permette di osservare la vita da un punto di vista neutrale, posto al di fuori delle emozioni e dei conflitti che animano la vita intima.
In questo caso la coscienza rappresenta quella sensazione di esistere che ci accompagna costantemente, istante dopo istante.
Il biocentrismo afferma che la coscienza è il principio e la fine di tutte le cose, la possibilità di esperire la vita in ogni sua forma, ciò che genera la realtà così come la conosciamo.
Ma è posta al di fuori delle coordinate spazio temporali (in una dimensione che comprende la materialità e la trascende).
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“Quello che noi percepiamo come realtà è un processo che coinvolge la nostra coscienza. Se esistesse una realtà esterna a noi stessi, dovrebbe trovarsi in uno spazio, ma lo spazio e il tempo non sono assoluti, sono solo strumenti usati dalle menti umane e animali.”
Robert Lanza
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In questa prospettiva la coscienza contiene l’inconscio.
Si dice spesso che l’inconscio sia infinito.
E si dice anche che la coscienzasia infinita.
Pensare alle dimensioni immateriali mette in crisi la razionalità.
Per la logica: nulla può contenere l’infinito.
Perciò, sempre per la logica, l’infinito chiamato coscienza non può contenere l’infinito chiamato inconscio.
Il problema non sta nella coscienza e nemmeno nell’inconscio.
La difficoltà è tutta in un linguaggio che nega l’esistenza delle realtà immateriali.
E per questo non possiede termini idonei a spiegare l’immensità.
Il cuore, però, sente che c’è qualcosa che oltrepassa i confini della logica.
L’amore non è razionale.
È reale.
Noi psicologi abbiamo a che fare tutti i giorni con una dimensione affettiva che di materiale non ha proprio nulla ma determina la salute e la malattia di tante persone.
Si tratta di verità diverse dalla fisicità.
Realtà fatte di regole paradossali e spesso indefinibili.
Esperienze che mandano in crisi la mente perché la mente è lo strumento necessario a muoversi nel mondo della concretezza e nella dimensione affettiva perde le sue coordinate.
La coscienza racchiude il mondo della concretezza… e lo trascende.
Il cuore lo sa.
E spesso si arrende a un qualcosa che è reale e incomprensibile con la ragione.
Chiamiamo inconscio questo genere di resa, la sensazione che accompagna un sapere carente di linguaggio e privo di scientificità.
Qualcosa di importante, grande e profondo che ci segue sempre, in ogni istante della nostra vita.
Qualcosa che va oltre la vita, così come la conosciamo, e si avventura in un infinito senza spazio né tempo.
Una realtà che le parole fanno fatica a definire perché pensate solo per raccontare ciò che succede nella materialità.
L’inconscio e la coscienza spesso sono sinonimi.
Tuttavia l’inconscio guarda la coscienza da una prospettiva materiale, si sporge sull’orlo della fisicità e cerca di delineare ciò che è oltre.
(Quando la mente non s’imbizzarrisce)
La coscienza invece accoglie tutto.
Possiede la nostra vita come se fosse un libro oppure un dvd.
Contiene la concretezza prima di srotolarla e anche dopo, quando ne dispiega la consistenza fatta di spazio, tempo e fisicità.
La coscienza osserva il mondo ed è il mondo: tutto insieme.
L’inconscio, invece, è quello che non sappiamo.
E questo spesso lo rende identico all’immensità.
Carla Sale Musio
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