LA RELAZIONE TERAPEUTICA

Si chiama relazione terapeutica la comunione affettiva e professionale che coinvolge intimamente psicoterapeuta e paziente lungo un percorso di crescita personale.

Durante questo cammino, entrambi:

  • vivono un profondo coinvolgimento reciproco

  • si impegnano a perfezionare la conoscenza del mondo interiore

  • scoprono risorse nuove grazie al lavoro svolto insieme

La relazione terapeutica è un rapporto diverso da ogni altro e profondamente coinvolgente.

Tuttavia, è difficile raccontarlo perché tocca corde intime e soggettive.

La professionalità fa sì che in questa relazione i ruoli siano diversi:

  • lo psicoterapeuta sostiene la crescita del paziente utilizzando il colloquio e le domande

  • il paziente si apre all’ascolto di sé impegnandosi ad accogliere ciò che nel suo mondo interno ancora non conosce o non gli piace

In questa disparità di compiti sono contenuti i semi del cambiamento.

Per entrambi.

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Ma quali sono le caratteristiche di questa relazione?

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A differenza di altri rapporti affettivi la relazione terapeutica prevede una conclusione.

Ed è proprio questo punto di arrivo a sostenere l’impegno dei partecipanti.

Quando il lavoro è svolto con successo, infatti, paziente e psicoterapeuta sentono il bisogno di separarsi per verificare in autonomia le conquiste realizzate.

Tuttavia, come ogni altro rapporto profondo e significativo anche la relazione terapeutica lascia un segno importante nell’anima ed entrambi serberanno nel cuore il ricordo l’uno dell’altro.

Oltre alla disparità dei ruoli e alla sua indispensabile conclusione, perché una relazione possa definirsi terapeutica deve essere frutto di un percorso interiore svolto con impegno e maestria.

I punti salienti di questo lavoro possono riassumersi in tre passaggi fondamentali:

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  1. ASCOLTO partecipe e attento della vita emotiva e della sensibilità individuale

  2. SCOPERTA di nuove possibilità espressive

  3. CAMBIAMENTO progressivo e duraturo

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Vediamoli nel dettaglio:

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ASCOLTO

L’ascolto del mondo interiore presuppone una grande capacità empatica e una forte determinazione.

Non sempre è facile riconoscere i vissuti personali, soprattutto quando sono giudicati sconvenienti, disonorevoli o sgradevoli.

Occorrono coraggio e onestà per accogliere gli aspetti rifiutati di sé.

Spesso il razzismo si annida in fondo all’anima, impedendo alle parti immature della psiche di evolvere e regalarci risorse preziose.

SCOPERTA

Calarsi con sincerità nelle profondità di se stessi significa mettere ordine nel proprio passato, e questo porta con sé un diverso modo di leggere gli avvenimenti.

Le nostre conclusioni, infatti, prendono forma durante l’infanzia, in una fase della vita in cui il cervello non possiede ancora le risorse necessarie per una valutazione adeguata della realtà.

Tuttavia, una volta tirate le somme difficilmente torniamo a esaminarle e su quelle prime basi costruiamo la nostra personalità e le nostre valutazioni.

Riprendere in mano le chiavi del mondo interiore significa ripercorrere le tappe della vita con la maturità conquistata nel corso degli anni.

Questo cammino scioglie i nodi che imprigionano i pensieri, liberando l’energia intrappolata e permettendo di cogliere nuove opportunità nelle cose di sempre.

CAMBIAMENTO

Il cambiamento è la conseguenza dell’ascolto e della scoperta di un modo di essere più ampio e variegato.

È un passaggio di crescita che avviene per gradi e porta con sé nuove prospettive.

Ogni trasformazione interiore scaturisce dal progressivo riappropriarsi dei propri talenti e spesso conduce alla scoperta della missione che siamo venuti a svolgere in questa vita.

In una prima fase la razionalità non permette di accogliere il tumulto emotivo.

Tuttavia, quando la fiducia e il coraggio trovano il giusto posto accanto alla ragione, il cuore apre le proprie memorie rivelando i sentimenti più intimi.

La realizzazione personale è frutto di un lavoro capace di integrare il passato e il presente in una nuova comprensione dell’esistenza.

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L’ascolto di sé, la scoperta delle proprie risorse ancora inutilizzate e il cambiamento che ne consegue sono le chiavi che permettono di accedere a un diverso modo di porsi davanti agli avvenimenti e costituiscono l’obiettivo perseguito dallo psicoterapeuta e dal paziente nel corso di una relazione professionale ed efficace.

La valutazione del cambiamento determina la necessità dell’autonomia e la fine del lavoro svolto insieme.

Infatti, come tutti i rapporti che fanno crescere anche la relazione terapeutica alimenta il bisogno di indipendenza.

Uno psicoterapeuta può definirsi tale solo quando aiuta i suoi pazienti a muoversi autonomamente nella vita.

Questo non significa che in seguito non ci si debba più incontrare.

Può succedere di avere la necessità di un confronto e di percorrere insieme un ulteriore tratto di strada.

Ogni volta, però, la fine della relazione farà parte degli obiettivi da raggiungere.

Nessun rapporto può essere terapeutico se non prevede l’indipendenza.

La relazione terapeutica è un percorso di crescita volto a far emergere la libertà di ciascuno.

Carla Sale Musio

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Ultimi commenti

2 commenti su “LA RELAZIONE TERAPEUTICA

  1. Buongiorno,
    colgo l’occasione di questo suo scritto per porle alcune domande, sperando di non essere di disturbo. Io vorrei iniziare un percorso di psicoterapia e mi farebbe piacere se potesse consigliarmi. Non so di quali informazioni potrebbe aver bisogno, per cui aggiungo solo che vivo a Pozzuoli (Na). Grazie per tutto quello che scrive
    Alessandra

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