Una psicoterapia può durare un’ora o anche… per sempre!
Dipende dagli obiettivi che si vogliono raggiungere e dalla velocità con cui ci si apre ai cambiamenti.
In linea generale, possiamo dire che il percorso di crescita è proporzionale alla sofferenza che abbiamo attraversato.
Più a lungo abbiamo vissuto nel dolore e maggiore sarà il tempo necessario a sciogliere i nodi psicologici.
Questo non vuol dire che se per vent’anni ho convissuto con l’angoscia saranno necessari altri vent’anni per ritrovare il benessere e la voglia di vivere.
Tuttavia, per superare la tristezza e fare emergere la salute e l’entusiasmo è indispensabile curare le ferite del passato.
E per farlo è necessario del tempo.
La psiche si abitua alle situazioni e tende a riproporle automaticamente.
Per operare un cambiamento nel mondo interiore bisogna imparare ad accogliere la sofferenza, scoprendo i doni che il dolore ci ha offerto e attraversando la paura che ogni trasformazione porta con sé.
Anche quando si tratta di trasformazioni positive.
Per evitare sprechi di energia, infatti, un meccanismo inconscio di autoregolazione tende a riproporre sempre lo stesso equilibrio, ricreando le condizioni che ci sono familiari.
È questa la ragione per cui tante vincite milionarie finiscono in investimenti sbagliati o perdite improvvise.
I cambiamenti sono fonte di stress… anche quando ci regalano una migliore qualità della vita.
Per fare in modo che i progressi siano duraturi è indispensabile procedere per gradi, abituando il mondo interiore alle nuove condizioni di esistenza.
Le vacanze, i viaggi, le storie d’amore improvvise e coinvolgenti, proprio come le vincite milionarie… sono tutte fonti di stress, anche se auspicabili e positive.
E ci regalano il benessere solo quando abbiamo il tempo di abituarci a vivere con pienezza le emozioni che conosciamo poco.
Quando si intraprende una psicoterapia è importante considerare il bisogno di stabilità insieme all’esigenza di uscire dalle situazioni difficili, muovendosi con maestria e alternando i momenti di riflessione alle azioni di cambiamento, in modo da creare equilibri nuovi senza traumi e senza forzature.
Ognuno segue un proprio cammino fatto di esperienze e di ascolto di sé, di ricordi e di conquiste.
Ognuno decide autonomamente a quale profondità vuole spingersi nella conoscenza interiore.
C’è chi ha bisogno di mettere subito in pratica le acquisizioni e corre nella vita senza sentire il bisogno di approfondire le nuove scoperte.
E c’è chi invece si immerge sempre più profondamente nel mondo intimo, dando forma a realtà ogni volta diverse.
Non esiste un limite e nemmeno una regola.
L’espressione individuale è unica: non si può standardizzare né omologare.
È importante sottolineare, però, che lo psicoterapeuta è sempre e solo un accompagnatore capace di aiutare chi ha davanti a fare emergere le proprie risorse di cambiamento.
Uno specialista competente utilizza le domande e il colloquio per stimolare la riflessione lasciando che ognuno decida per sé.
Solo così è possibile aprirsi a possibilità nuove e ancora inesplorate.
Una psicoterapia efficace utilizza il tempo necessario a sciogliere le rigidità interiori per aiutarci a sviluppare la missione che siamo venuti a svolgere nel mondo.
One thought on “MA QUANTO DURA UNA PSICOTERAPIA?!”
Eppure a me sembra che la psicoterapia sia una strisciante imposizione alla persona di un modo di essere che socialmente è ritenuto normale e sano, ma non è detto che sia così davvero. Ovviamente non intendo parlare di lei, ma fare un discorso generale. E’ sempre stata la società a decidere chi è psichicamente malato o sano: ad esempio sino a trent’anni fa l’omosessualità era considerata un disturbo della sessualità, di fatto un male della mente, ora non è più così, ma sta di fatto che per tanto tempo gli psicologi e psichiatri hanno preteso di cambiare la persona in base agli stigmi della collettività. Lo stesso comportamento in un contesto può essere ritenuto folle ed in un altro persino encomiabile: ad esempio in una società condizionata dalla religione una persona che afferma di vedere la Madonna o i santi può essere vista come un veggente illuminato, mentre in un contesto laico essa è solo affetta da allucinazioni.
Quindi io non credo che esistano criteri obiettivi per distinguere ciò che è malato da ciò che è sano, l’unico criterio forse può essere solo un eventuale danno che il comportamento arrechi agli altri o alla persona.
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Eppure a me sembra che la psicoterapia sia una strisciante imposizione alla persona di un modo di essere che socialmente è ritenuto normale e sano, ma non è detto che sia così davvero. Ovviamente non intendo parlare di lei, ma fare un discorso generale. E’ sempre stata la società a decidere chi è psichicamente malato o sano: ad esempio sino a trent’anni fa l’omosessualità era considerata un disturbo della sessualità, di fatto un male della mente, ora non è più così, ma sta di fatto che per tanto tempo gli psicologi e psichiatri hanno preteso di cambiare la persona in base agli stigmi della collettività. Lo stesso comportamento in un contesto può essere ritenuto folle ed in un altro persino encomiabile: ad esempio in una società condizionata dalla religione una persona che afferma di vedere la Madonna o i santi può essere vista come un veggente illuminato, mentre in un contesto laico essa è solo affetta da allucinazioni.
Quindi io non credo che esistano criteri obiettivi per distinguere ciò che è malato da ciò che è sano, l’unico criterio forse può essere solo un eventuale danno che il comportamento arrechi agli altri o alla persona.