Ormai parlare le costava fatica: esprimere un’opinione, dialogare con gli amici, commentare notizie; tutto era diventato difficile.
Inoltre, non le sembrava importante avere ragione: troppo complesso, anche quando era nel giusto.
L’età avanzata l’aveva resa saggia, paziente: negli anni verdi aveva sostenuto le sue opinioni, discusso sino allo sfinimento, mantenuto le sue certezze.
Ma pian piano, con l’esperienza, la stanchezza degli anni, la comprensione più vasta del mondo, aveva cominciato ad apprezzare il silenzio: quei momenti in cui spegneva la radio e anche la televisione e si faceva assorbire dal cielo al tramonto o diceva magari ad una vecchia amica, che sentiva regolarmente, di chiamarla in un altro momento.
”Ci sentiamo domani?” chiedeva esitante.
E poi, le notizie di cronaca erano sempre più terribili: troppo male in giro, troppo dolore.
Meglio non ascoltarle, meglio non commentare: preferì il silenzio.
Non riusciva a salvare il mondo, ma poteva salvare sé stessa.
***
C’era però un essere con cui continuava a parlare: il suo gatto.
Anziano come lei e sempre più sedentario, il suo tigrato la guardava adorante, con una passione che l’avanzare degli anni non aveva spento.
Lei gli chiedeva come stesse, se avesse fame, se volesse uscire in balcone: lui rispondeva con suoni morbidi, che la donna capiva.
***
E il silenzio, quando lei taceva, non lo infastidiva, ma gli capitava di colmarlo con fusa discrete, per non disturbarla.
***
Un pomeriggio, però, lui non rispose: la donna lo cercò nei posti soliti e lo trovò in balcone, dove si era addormentato al sole di primavera.
Era bellissimo, arrotolato in una vecchia cuccia, con il muso tra le zampe.
Ma i richiami di lei non lo svegliarono.
***
Il silenzio divenne ancora più potente: niente che avesse la forza di scuoterla, ora che aveva perduto quell’affetto.
Allora si convinse che non era più importante esistere: l’età avanzata, una rapida malattia, sofferenze vissute con pazienza fecero il resto.
E un sonno generoso da cui una mattina non si svegliò.
***
Una luce potente, ma non fastidiosa, e un insieme di voci, dolce come una musica.
Lei si stupì, guardandosi intorno, e vide accanto a sé chi aveva amato in vita: i genitori, gli amici d’infanzia, antichi amori. Non capiva dove fosse, ma quei sorrisi la rassicurarono. E la riempì di gioia un corpo morbido che si muoveva tra di loro.
Un gatto tigrato, il suo.
Si chinò, lo prese tra le braccia: e quello cominciò a miagolare, con forza, come non aveva mai fatto.
Allora, gli altri cominciarono a parlarle, pieni di affetto e tenerezza.
Era bello ascoltare le loro voci: e lei rispose, con una gioia che aveva dimenticato.
Gloria Lai
Scritto tutelato da Patamu.com del 28/1/2023 n° 195574
Visita la pagina di Gloria Lai
.
Ringrazio caldamente Carla Sale Musio per l’ospitalità; ringrazio, inoltre, coloro che hanno espresso gradimento alla mia fiaba.