Era una splendida estate di caldo e di sole: ad ammirarla, una giovane cavalletta, felice di esistere.
Stupita della vita e del mondo, era orgogliosa delle sue ali e delle zampe potenti.
Guardava il cielo azzurro, i colori dei fiori e la incantavano le cime degli alberi, dove sperava di arrivare con un salto.
Ma l’affascinava la luna: sarebbe mai giunta sino a lei? si chiedeva.
***
Allora cominciò ad esercitarsi: prese a saltare da un cespuglio all’altro, poi dal cespuglio a un albero più in là.
E così per molti giorni: la luna, quando lei l’ammirava, non pareva così distante.
L’avrebbe raggiunta, se fosse diventata brava, si diceva.
E ne era sicura.
Ma cosa può sapere il cuore di un insetto?
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Stava per cominciare, come i giorni precedenti, a misurare le sue forze, quando lungo il sentiero di campagna un bambino e suo padre procedevano piano: il padre parlava, mostrando piante e fiori e il figlio ascoltava con attenzione.
Anche gli insetti attiravano la curiosità del bambino e il suo sguardo, abbracciando i cespugli intorno, si fermò sulla giovane cavalletta, che si preparava a saltare.
Lei non fu abbastanza veloce e il bambino la imprigionò tra le dita.
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Alla domanda del figlio: “Ma è vero che le cavallette sono dannose?”, il padre rispose di sì.
E allora, mentre l’animaletto trepidava, il bambino rapidamente gli spezzò le zampe posteriori, prima l’una poi l’altra.
Lo abbandonò quindi sul sentiero e riprese a camminare, felice di avergli impedito di nuocere.
***
La giovane cavalletta vide frantumarsi il suo mondo: come avrebbe potuto saltare ormai?
Costretta a camminare come una formica, non avrebbe mai più raggiunto la luna.
***
Si sentì inutile e triste, senza nessun desiderio di vita.
Decise, allora, di lasciarsi morire.
***
Ma il vento aveva iniziato a guardarla, mentre lei provava salti sempre più potenti.
E si inteneriva per quell’essere minuto e coraggioso, che sfidava le distanze.
A volte, senza che lei se ne accorgesse, sosteneva i suoi salti, portandola in alto e allungando la potenza delle zampe.
Ma ormai c’era quello strazio e il vento ne fu così addolorato che per un poco smise di soffiare.
Non poteva tollerare, però, che l’animaletto si arrendesse.
E decise di aiutarlo ancora.
***
La cavalletta era adagiata lungo il viottolo e vedeva la sua fine vicina, ma un piccolo soffio la smosse, costringendola ad alzarsi.
Allora il vento aumentò la potenza e trascinò l’insetto, portandolo verso l’alto.
Più la distanza cresceva, più la cavalletta si stupiva: mai, neppure nei suoi salti migliori, aveva visto il mondo così lontano.
Fedele al suo impegno, il vento continuò ad occuparsi di lei, portandola con sè quand’era possibile.
La sosteneva, la sollevava, infine la poggiava piano su un cespuglio o su una stradina sicura, lontana dai pericoli.
Finalmente una notte la posò sui rami più alti della grande quercia: poi smise di soffiare.
E in quella calma placida, la cavalletta si incantò a guardare la luna, che splendeva piena e luminosa, inondando il mondo della sua luce.
Gloria Lai
Opera tutelata da Patamu.com del 16/12/2022, n°193187
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