Occorre monitorare i sentimenti e le reazioni che abbiamo spontaneamente nel corso delle relazioni con gli altri.
Ci sono persone che con il loro modo di fare ci ricordano figure importanti della nostra infanzia (genitori, parenti, professori… che hanno scatenato vissuti emozionali intensi quando eravamo piccoli).
Queste persone, senza volerlo, riattivano in noi memorie passate, sollecitando reazioni infantili anche nella maturità.
Si tratta di risposte automatiche che sfuggono al controllo cosciente.
Risposte che funzionavano bene quando eravamo bambini ma inadatte al contesto presente.
Risposte che provocano incomprensioni e frustrazioni, intrappolando l’affettività nel passato e bloccando l’evoluzione dentro uno schema rigido e ripetitivo.
Risposte che generano una grande sofferenza.
Sono parole, emozioni, sensazioni e stati d’animo sperimentati da bambini che si ripresentano nel presente, a prescindere dal tempo che passa e dalla nostra età cronologica.
Comportamenti che in passato si sono rivelati utili ma che oggi non hanno più ragione d’essere.
Marzia viene in terapia subito dopo aver chiuso una storia d’amore durata circa quattro anni. L’amore per il suo partner era lentamente sfumato in un sentimento fraterno e insieme avevano deciso di lasciarsi liberi. Ma il periodo natalizio la fa andare in crisi, e Marzia si presenta al primo colloquio terrorizzata all’idea di passare da sola le feste di Natale.
“Fabio era la mia famiglia” racconta tra le lacrime “e adesso mi sento sola al mondo. Nessuno con cui parlare, nessuno con cui condividere le giornate di festa.”
Nel corso degli incontri torniamo indietro un ricordo dopo l’altro.
Il papà di Marzia ha un’altra famiglia e non si è mai occupato di lei.
La mamma si trasferisce a Milano per lavoro quando Marzia compie quattordici anni, lasciandola a vivere da sola nella casa di famiglia.
Negli anni del liceo la ragazza deve badare a se stessa, pensare alla scuola e gestire un’infinita solitudine.
Soprattutto nei giorni di festa.
La mamma la chiama al telefono ogni giorno, ma questo non basta a colmare il vuoto.
Così, mentre i suoi amici invidiano quella sua totale libertà, Marzia desidera ardentemente qualcuno che la sera controlli che abbia fatto i compiti e poi si sieda sul divano per guardare un film con lei.
Durante la psicoterapia attraversiamo insieme quella solitudine e Marzia scopre la Bambina Abbandonata e Sperduta che vive dentro di lei.
Comincia a riconoscere i suoi bisogni, ad ascoltare le sue proteste e a trovare delle soluzioni per farla sentire amata.
Il giorno di Natale lo festeggeranno insieme, con un giocattolo comprato apposta e tante cose inventare per divertirsi.
Un giorno dopo l’altro Marzia dà forma alle sue richieste infantili e trova modi nuovi per colmare la solitudine del passato.
La rivedo diverso tempo dopo.
È gioiosa.
Il rapporto con quella sua Parte Bambina le ha permesso una nuova pienezza e un nuovo modo di stare con gli altri, non più alla ricerca della famiglia che le è mancata ma costruito sull’ascolto dei propri bisogni profondi e sulla condivisione delle proprie passioni.
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Luisa ha un papà autoritario e maschilista, sempre pronto a chiuderla in casa e umiliarla se solo osa rivendicare le libertà che (invece) concede ai figli maschi.
Durante l’infanzia le proteste e i litigi sono stati per lei l’unica via per conquistare un po’ di autonomia.
E ha dovuto imparare molto presto a ribellarsi e disobbedire per vivere delle relazioni adeguate con i coetanei.
Oggi Luisa lavora in un centro di recupero per minori in difficoltà, è una professionista responsabile, competente, amata e stimata da tutti.
Ma in un angolo del suo inconscio la Bambina Umiliata del passato è pronta a combattere ogni imposizione ingiusta con tutta se stessa.
Anche quando l’età e la posizione sociale non avrebbero bisogno di troppe battaglie.
Quando arriva in terapia racconta mortificata di aver perso le staffe con la cassiera del market in cui si reca solitamente a fare la spesa.
La donna l’ha rimproverata perché non indossava correttamente la mascherina e Luisa, posseduta dalla sua Bambina Interiore, ha reagito malamente.
“Avrei dovuto esporre le mie ragioni con pazienza.” racconta scuotendo la testa “Invece ho cominciato a urlare e me ne sono andata furibonda, senza guardare in faccia nessuno, brontolando piena di rabbia come una pazza.”
La Bambina Umiliata del passato ha imparato a difendersi con tutte le sue forze dai soprusi e dalle ingiustizie e, ancora oggi, è pronta a usare quelle stesse armi davanti alle imposizioni che reputa ingiuste.
La donna adulta dovrà imparare a disinnescare quelle risposte automatiche, accogliendo con dolcezza le rivendicazioni della sua Bambina Interiore e curando le ferite infantili, in modo da permettere alla professionista che è diventata di usare l’autorevolezza, la fermezza e la calma che la contraddistinguono, per difendersi dai soprusi.
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Giovanna è nata quando la sua mamma aveva appena diciassette anni e ancora andava a scuola.
Per questo hanno vissuto a casa dei nonni.
Per molti anni.
Avere una mamma bambina ha reso Giovanna insicura e sempre alla ricerca di un affetto stabile e maturo, capace di farla sentire amata anche durante le difficoltà.
È quello l’affetto che oggi vorrebbe dare a Maura, la sua compagna, accontentandola e ascoltandola ogni volta che può.
Per farla felice, Giovanna è disposta a rinunciare alle amiche, alla carriera, alla famiglia e anche alla casa.
Compie ogni gesto con amore, nel disperato tentativo di dare alla donna che ama le attenzioni che non ha avuto.
Ma dopo qualche anno si sente prosciugata. E mentre Maura riceve tante attenzioni, Giovanna rivive il copione drammatico della sua infanzia.
Allora era la mamma a cercare da lei conferme e protezione, oggi è la fidanzata.
La vita sembra accanirsi sempre contro di lei ma… nel suo inconscio una Bambina Abbandonata e Sola cerca ancora disperatamente di avere l’amore che le è mancato.
Solo riconoscendone i bisogni e soddisfacendoli in prima persona Giovanna potrà finalmente smettere di usare la relazione di coppia come un surrogato affettivo, mai sufficiente, e concedersi finalmente le cure che prodiga agli altri e in passato le sono mancate.
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Come si può intuire da questi esempi, per lavorare con il Bambino Interiore è importante monitorare i sentimenti che si agitano dentro di noi, imparando a fare i collegamenti tra il presente e il passato: ricordando come ci sentivamo da bambini e affiancando quel sentire ai vissuti del presente.
Può essere utile chiudere gli occhi, lasciar scorrere le emozioni e chiedersi:
“Quando mi sono sentito così?”
“Quando ho vissuto queste sensazioni in passato?”
“Questo stato emotivo cosa mi ricorda?”
Viaggiare avanti e indietro nei ricordi e nel tempo aiuta a mettere in relazione l’Adulto Che Siamo Diventati con il Bambino Che Siamo Stati e permette di riconoscere le peculiarità di ciascuno.
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MA IN PRATICA COME SI FA?
Ve lo spiego nel prossimo articolo.
Stay tuned…
Carla Sale Musio
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