PER CAMBIARE IL MONDO DEVI SMETTERE DI LAMENTARTI

Il primo passo per costruire un cambiamento nel mondo è smettere di lamentarsi e uscire dal vittimismo.

Le lamentele, infatti, ci incatenano dentro una prigione di impotenza e ineluttabilità, rendendoci schiavi.

.

Ma cos’è il vittimismo?

.

Chiamiamo vittimismo l’inclinazione all’autocommiserazione, quel sentirsi sempre perseguitati dalla sfortuna o dagli altri.

Il vittimismo ci priva del potere personale, rendendoci preda della cattiva sorte, dei prepotenti, dei furbi… di qualcosa che sfugge al nostro controllo possedendoci a dispetto della volontà.

Si tratta di un meccanismo psicologico pericoloso perché nega la libertà di scelta e la possibilità di cambiare, deresponsabilizzandoci e facendoci sentire in balia di eventi incontrollabili.

Tuttavia, proprio per questi motivi è uno strumento di potere utilizzato a piene mani dai pochi che governano i molti, in quanto permette di gestire con facilità una massa di individui docili e ubbidienti.

Grazie al vittimismo le colpe sono sempre di qualcun altro.

Grazie al vittimismo possiamo assolverci interiormente dal peso delle nostre scelte di vita e sentirci in pace con la nostra coscienza.

Ma il prezzo che paghiamo per questa delega delle responsabilità è altissimo.

E quella che apparentemente può sembrare una soluzione facile ai conflitti che dilaniano la vita intima si rivela ben presto una trappola che paralizza l’autonomia.

Per sentirci bene abbiamo bisogno di essere protagonisti del nostro destino, scegliendo ciò che riteniamo giusto in base ai criteri della nostra coscienza.

Smettere di delegare e assumersi totalmente il peso della propria etica e dei propri valori è il primo passo verso la libertà.

Uscire dalla prigione del vittimismo significa scegliere autonomamente per sé, accogliendo i cambiamenti che fanno parte della vita.

Non perché ce lo impongono i poteri forti.

Ma perché interiormente lo riteniamo giusto.

Anche quando questo significa essere in contrasto con il pensiero della maggioranza.

Carla Sale Musio

Leggi anche:

LA DIPENDENZA È IL MALE DEL SECOLO