ESSERE VEGAN È UN MODO DI ESSERE

Essere vegan non è uno stile alimentare né, tantomeno, una moda passeggera.

Essere vegan è la conseguenza di un profondo ascolto interiore e di un’accettazione di sé sempre più totale.

Dal punto di vista psicologico, infatti, l’amore per gli animali presuppone un’accoglienza di ciò che le altre specie richiamano nella psiche: il nostro legame con la natura, l’istintualità, la sensitività, l’aggressività, la sessualità, il contatto fisico, l’espressione diretta delle emozioni.

Contenuti non facili da accettare per chi vive costantemente immerso nel bisogno di omologarsi a una società fondata sui consumi.

Per mantenere alto il loro potere di fascinazione, infatti, i consumi traggono profitto da un’insoddisfazione intima che spinge a comprare compulsivamente nel tentativo di colmare un vuoto vissuto a livello dell’anima.

Un vuoto creato ad arte proprio per incrementare le vendite.

Essere dei consumatori significa nutrire bisogni sempre nuovi e spesso effimeri, perdendo il rapporto con i valori interiori.

Per raggiungere questa condizione è necessario eliminare dalla psiche ogni legame con i dettami della natura.

La salute non è funzionale alle vendite.

Stare bene vuol dire godere di ciò che la vita offre spontaneamente.

E i bisogni correlati al benessere sono quelli del proprio corpo, delle proprie emozioni, dei rapporti affettivi, del sole, del mare, dei boschi, delle stagioni e di tutti i doni che permettono un contatto interiore ed esteriore con la natura.

Essere vegan è un modo di sperimentare l’esistenza, uno stile di pensiero che tiene viva nella psiche la percezione dell’ecosistema (quell’insieme naturale in cui ognuno è importante per il benessere di tutti).

Si tratta di un ascolto costante e partecipe della propria vita intima.

Nel mondo interiore, infatti, si nasconde una sapienza capace di guidarci a vivere gioiosamente, assaporando il piacere di stare al mondo.

L’amore, la salute, il benessere, l’appagamento e il desiderio di vivere sono gli effetti collaterali di questo modo di essere.

Una condizione naturale che le altre specie coltivano spontaneamente e l’uomo è stato spinto ad abiurare per rendersi funzionale ai guadagni di quella piccola élite che ancora oggi gestisce il mondo.

Col mito del successo e di una vita comoda ci sono stati estorti i vissuti interiori, sostituiti da bisogni artificiosi, proposti come soluzioni innovative e pericolosamente in grado di creare assuefazione e dipendenza.

Da questa dissociazione (tra mondo interiore e mondo esteriore) nascono le tante tecnologie e consuetudini che oggi controllano l’esistenza umana separando l’istinto dalla vita quotidiana fino a renderci schiavi.

Schiavi del denaro, del lavoro, del tempo, degli impegni, dell’omologazione e delle tante necessità capaci di imprigionare la psiche dentro carceri di doveri inderogabili.

Chi sente di essere vegan non lo fa per seguire i dettami di un’alimentazione salutista.

La scelta alimentare è piuttosto la conseguenza di un modo di sentire la vita e di osservare la realtà tutta.

Essere vegan significa mantenere vivo dentro di sé il contatto con la natura e con quelle funzionalità della psiche che ci legano alla natura.

Questo non significa abiurare la ragione, come impropriamente viene fatto credere.

Al contrario!

Vuol dire evitare di sottomettere la propria intelligenza a bisogni indotti dall’esterno, e ascoltare quei valori profondi e naturali, capaci di guidarci a una salute, fisica e psichica, che si rinnova ogni giorno.

Qualcosa impossibile da comprare, perché non dipende dai farmaci o dall’ultimo modello di un prodotto ma nasce dal rapporto con se stessi, col mondo e con la vita.

Essere vegan è uno stato dell’anima.

Una consapevolezza interiore.

La certezza che il dolore è uguale per tutti e l’esistenza è sempre un dono da onorare.

Qualsiasi sia la specie di appartenenza.

Nel libro Essere vegan senza rompere il ca**o ho voluto raccontare questa profonda rivoluzione interiore e segnalare la patologia narcisistica che sta distruggendo l’umanità.

Quel disturbo antropocentrico che ci spinge a dire: sono solo animali.

Proprio come un tempo si diceva: sono solo negri, sono solo donne, sono solo bambini… dall’alto di una superiorità autoproclamata e morbosa.

Ho scritto questo libro per condividere le mie ricerche e l’esperienza di tutti quelli che nel segreto della psicoterapia mi hanno rivelato la loro verità intima e profonda.

L’ho scritto per spiegare come funziona l’anima di tante persone.

Persone che mantengono viva dentro di sé la comprensione che la vita è un bene meraviglioso e il comandamento cristiano NON UCCIDERE non è circoscritto soltanto a una razza eletta (presupposto di ogni razzismo e di ogni dittatura) ma riguarda ogni creatura vivente.

Chi sperimenta questa realtà interiore non ha bisogno di andare in giro a fare proseliti ma ha imparato a convivere costantemente con il dolore che nasce dall’osservare della sofferenza degli altri (uomini e animali) spesso senza poter intervenire ad aiutarli.

I macelli, gli allevamenti intensivi, la caccia, la pesca, i giochi con gli animali… sono luoghi di angosce indicibili per le altre specie.

E chi vive in contatto con la natura non può ignorare quella sofferenza.

Neanche quando lo vorrebbe.

Ecco perché essere vegan è la naturale espressione di un contatto con la vita e con il suo valore.

Come quello che hanno le altre specie.

Un contatto che rende forti davanti alla barbarie antropocentrica, e tolleranti anche quando tutto questo fa male dentro.

Tolleranti ma non indifferenti.

Consapevoli di quanto, per curare il narcisismo che ammala l’umanità (trasformandola in crudeltà), occorra comprensione, determinazione, costanza e pazienza.

Carla Sale Musio

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