GENITORI BABBANI E BAMBINI MAGHI: un’evenienza molto frequente
Nascere in una famiglia di babbani per un mago significa spesso vivere in mezzo alle difficoltà, soprattutto durante l’infanzia.
Infatti i babbani ignorano la magia e considerano importante solo ciò che si può toccare, misurare, pesare e, soprattutto, monetizzare.
Al contrario, essere maghi comporta una percezione attenta ai richiami del mondo interiore e in contatto con la natura e i suoi poteri.
I piccoli maghi seguono le proprie intuizioni con la stessa attenzione con cui ascoltano le parole dei grandi e questo può generare confusione quando gli adulti deridono i saperi magici.
Lo stigma della diversità (o, peggio, dell’anormalità) incombe sull’identità dei giovani che, per paura dell’emarginazione, non sempre riescono a mantenere vive in se stessi le capacità creative.
Capita spesso che i bambini, sentendosi derisi e criticati a causa della loro sensitività, finiscano col cancellare le tracce di quella conoscenza ancestrale per conformarsi ai dettami della concretezza, della produttività e dell’omologazione.
Ma la magia non può essere eliminata dalla psiche con un atto di volontà e questo fa sì che, nonostante i tentativi camaleontici di trasformare se stessi, i maghi finiscano per sentirsi fuori posto in un mondo che ignora l’esistenza dell’invisibile e la profondità della vita.
Ecco quindi che spesso si rivolgono agli psicologi per ritrovare le chiavi delle loro potenzialità creative.
L’amore è la magia più grande che esista.
Tuttavia, proprio per amore, i piccoli possono arrivare ad annullarne le tracce in se stessi nel tentativo di sentirsi apprezzati da chi si prende cura di loro.
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ANNIENTARE L’AMORE NON È POSSIBILE
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Neanche quando lo si fa per amore.
E la sofferenza che consegue a questi sforzi rende insicuri, fragili e spaventati.
I maghi nati da famiglie insensibili alla magia sono costretti a scoprire il potere creativo senza ricevere nessun aiuto e devono fare costantemente i conti con la propria inesperienza.
I fenomeni naturali accadono sempre e comunque, ma la mancata conoscenza delle risorse interiori rende inquieti e inquietanti agli occhi di chi ha ottuso la propria intuizione e per principio non vuole comprenderli.
Per fortuna la natura dona spontaneamente suo aiuto.
E la crescita di questi bambini è costellata da eventi misteriosi (e provvidenziali) che, come fiammelle nel buio, insegnano la presenza della magia.
Sono manifestazioni naturali venute a ricordare all’umanità l’esistenza di un potere più grande della ragione (e del bisogno di controllo), fenomeni che sovvertono le leggi della fisica per fare spazio ai codici del cuore.
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STORIE DI AMORE E DI MAGIA
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Martina ha dodici anni ed è in viaggio con la scuola.
Una mattina si sveglia presto e… l’assale la nostalgia.
Non è mai stata tanti giorni lontana da casa.
Le mancano le chiacchiere con la mamma e le sorelle.
Vorrebbe sentirle al telefono, ma si vergogna di quella dipendenza.
Teme di sembrare ancora una bambina agli occhi delle sue compagne di stanza.
Per rincuorarsi scorre le foto archiviate sul cellulare.
“Chiamatemi voi…” pensa tra sé.
Passano pochi minuti.
E lo schermo si illumina.
È la mamma!
“Tesoro, come stai? So che sarai di fretta ma volevo sentirti solo un momento…”
***
Quando ha bisogno di qualcosa Rebecca chiude gli occhi e lascia che la sua intuizione le mostri dove può trovarlo.
È un metodo infallibile.
Nella sua mente compaiono immagini o consapevolezze che indicano i luoghi in cui può recuperare o acquistare proprio ciò che sta cercando.
In genere usa questa capacità per scoprire velocemente i capi di abbigliamento che le piacciono a un prezzo conveniente.
La paghetta settimanale non è alta e per stare nelle spese Rebecca deve fare appello alle sue risorse… magiche.
***
Da qualche tempo un cane randagio gironzola intorno alla scuola.
Manuela ha sette anni e osservandolo dalla finestra della sua classe nota l’espressione triste dell’animale.
Al termine delle lezioni, mentre aspetta che la vengano a prendere, si ferma ad accarezzarlo.
È un bastardino giovane che le scodinzola e subito la segue convinto di essere il suo cane.
La bambina vede arrivare l’auto dei genitori e gli regala gli avanzi della merenda, allontanandosi velocemente per evitare che lui la segua.
“Non crederai davvero che mi venda per un po’ di cibo?! Volevo solo essere tuo amico…”
La piccola si volta.
Il cane è fermo davanti ai biscotti sparsi per terra.
Anche se non se lo spiega, Manuela è certa che a parlare nella sua testa sia stato lui.
D’impulso torna indietro e lo prende in braccio.
“Mamma ho trovato un cane, ti prego… possiamo tenerlo con noi?”
E farà l’impossibile per riuscire a portarlo a casa.
Da quel momento il cane la seguirà ovunque, dialogando in quel modo silenzioso che solo lei capisce senza poterlo raccontare a nessuno.
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Grazie, belli i tuoi racconti, fanno bene al cuore e alla vita.
Ciao