GENITORI CATTIVI E ANIME GEMELLE: un binomio pericoloso
Tutti i bambini sono convinti di meritarsi i genitori che hanno.
E questo vale nel bene e nel male.
L’egocentrismo (fisiologico durante l’infanzia) li spinge a credere che il mondo rifletta il loro valore.
Perciò se i genitori sono bravi significa che loro (i figli) sono bravi, mentre se i genitori sono cattivi vuol dire che loro (i figli) sono cattivi.
Questa visione autoreferenziale impernia il mondo dei piccoli ma determina anche tante convinzioni sbagliate che ci portiamo appresso nell’età adulta.
Da bambini, infatti, traiamo conclusioni sulla vita e su noi stessi che in seguito non correggiamo più.
Sono giudizi a cui arriviamo in base alle conoscenze del momento e con un’esperienza fatta soprattutto di emotività.
La logica, la razionalità, il pensiero astratto, l’obiettività, la riflessione… si formano col tempo, quando ormai le decisioni sono state prese.
È solo nel corso di un’attenta crescita personale che il pensiero infantile può essere compreso alla luce dell’esperienza adulta.
Ognuno di noi costruisce le proprie credenze durante le emergenze della vita e quasi sempre archivia quelle convinzioni senza metterle in dubbio.
A scuola ci vengono insegnate tante nozioni.
Tuttavia nessuno spazio è riservato alla comprensione del mondo interiore.
I telegiornali non ne parlano.
Le pubblicità… meno che mai!
Senza rendercene conto diamo per scontate opinioni che si sono formate in un periodo in cui non avevamo gli strumenti necessari a decodificare gli avvenimenti.
La maggior parte delle persone cresce senza mai fermarsi a riflettere sulla propria infanzia e sugli errori di valutazione che scaturiscono dall’inesperienza.
Per molti la psicologia è ancora un argomento sconosciuto e (ahimè!)… poco credibile.
Ecco perché da adulti la pretesa di un risarcimento danni da parte del destino si fa largo nella psiche senza che sia possibile metterla ragionevolmente in discussione.
E il pensiero di essersi meritati i genitori… assume le sembianze di un dogma, una valutazione su se stessi e sull’esistenza che condiziona la qualità della vita.
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Ma cosa comporta questa certezza e che ripercussioni può avere sulle scelte quotidiane?
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Il pensiero di essersi meritati i genitori è imbevuto di egocentrismo e sostiene l’idea della colpa e della punizione.
Alla luce di queste convinzioni bambine, avere dei genitori poco amorevoli significa avere in sé qualcosa di sbagliato che merita la punizione e perciò la cattiveria di papà e mamma.
Chi vive un’infanzia difficile spesso è convinto di avere dentro qualcosa che non va, un difetto che diventa una colpa e che spiega in termini semplici e spietati il perché della sofferenza patita.
In questo modo l’ingiustizia si trasforma nella legittima espiazione di crimini commessi non si sa dove e non si sa quando ma che devono esistere per motivare il dolore subito.
Nasce così quella bassa autostima che paralizza tante persone nonostante l’evidenza del successo e delle proprie capacità.
Superare da soli questi vissuti infantili spesso è impossibile e per sentirsi in pace con la propria identità è indispensabile ripercorrere all’indietro la strada della crescita grazie all’aiuto di uno psicologo, sciogliendo i nodi stretti intorno alle conclusioni di un tempo.
Tuttavia esiste una scorciatoia veloce (e pericolosa) che passa attraverso l’idealizzazione del partner.
Infatti, se mamma e papà sono stati cattivi senza che io abbia meritato l’angoscia vissuta durante l’infanzia, la vita ha un debito con me: mi deve un risarcimento grazie al quale finalmente potrò godermi quell’amore incondizionato che sento di meritare.
Ecco quindi nascere il mito dell’anima gemella!
Prende forma dalle fiabe e dalle aspettative egocentriche del passato e si dispiega rigoglioso… fino a diventare un’aspettativa indiscutibile.
In seguito a questo meccanismo il Principe Azzurro o la Principessa Azzurra incarneranno il sogno di un amore unico, speciale e illimitato: lo stesso che avremmo voluto ricevere dai genitori.
Quello che nessun genitore sarà MAI in grado di dare… perché appartiene a una dimensione affettiva e spirituale che esiste fuori dalle coordinate spazio temporali in cui viviamo la nostra esperienza umana.
Un amore intriso di vissuti infantili e foriero di tante incomprensioni.
Un amore che possiamo trovare soltanto dentro noi stessi, una volta diventati adulti.
Solo gli adulti che siamo diventati, infatti, sono in grado di comprendere e di accogliere il bisogno d’amore dei bambini che siamo stati e possono colmare il vuoto spirituale ed emotivo vissuto alla nascita (durante il passaggio dalla dimensione infinita e immateriale nell’esperienza fisica fatta di concretezza e di polarità: buono/cattivo, bene/male, giusto/sbagliato).
Ascoltare il dolore dell’infanzia significa prendersi finalmente cura di sé in prima persona.
Senza delegare.
E senza pretendere dagli altri quello che non siamo capaci di darci da soli.
L’amore è un sentimento che nasce nell’anima e poi si dispiega nel mondo, dando forma a un piacere libero dalle pretese e dalla dipendenza che caratterizzano i vissuti infantili.
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