Il termine intuizione si riferisce a una forma di conoscenza che non è spiegabile a parole e compare nella mente come un lampo improvviso, senza bisogno di usare la ragione.
C’è chi la chiama illuminazione, presentimento, sesto senso, presagio, insight…
Certamente non la si può forzare.
Fa capolino all’improvviso tra i pensieri regalandoci un’immagine, una frase, un’idea nuova.
E spesso sparisce altrettanto rapidamente, senza che si riesca neanche a ricordarsene.
È un sapere che utilizza canali diversi da quelli che adoperiamo abitualmente, permettendoci di accedere di colpo a una visione insospettata della realtà.
Si tratta di una conoscenza che abbiamo tutti (anche se qualcuno è più predisposto di altri), ma non tutti siamo pronti a darle l’importanza che merita.
Dal punto di vista neurofisiologico, l’intuizione corrisponde all’emisfero destro del cervello e ci regala una comprensione imprevedibile per la logica dell’emisfero sinistro.
La scienza ufficiale non se ne occupa.
Il buon senso comune la tratta come un fenomeno curioso e privo di valore.
La magia l’ha riservata a pochi eletti, dotati di poteri soprannaturali.
La psicologia, invece, la considera con rispetto, seguendone le indicazioni come fari nel buio in grado di indicare il cammino quando la razionalità mostra il suo limite.
L’intuizione è un sapere prezioso per la psiche e consente di avere una conoscenza immediata e profonda ma, per poterne usufruire, è necessario superare le barriere dello scetticismo che la cultura materialista ha elevato contro ciò che non si può toccare, comprare e monetizzare.
Tutti i bambini sono portati a usare spontaneamente l’intuizione per orientarsi nella vita ma, crescendo, l’apprendimento scolastico finisce per strutturare una gerarchia tra gli emisferi del cervello, potenziando l’emisfero sinistro a discapito di quello destro.
Le competenze dell’emisfero destro, infatti, non interessano i programmi scolastici che, dopo le prime classi della scuola elementare, abbandonano completamente le attività creative e le competenze affettive e psicologiche, in favore di acquisizioni logiche e matematiche.
L’empatia, l’ascolto partecipe e attento ai vissuti interiori, il rapporto con gli animali, con l’ambiente e con l’ecosistema, sono argomenti totalmente assenti dalle indicazioni ministeriali.
La scuola dell’obbligo si preoccupa di crescere persone capaci di adattarsi a un mondo dove i pochi gestiscono i molti, e dove l’autonomia, la soggettività, la cooperazione e l’ascolto delle sensazioni intime sono considerati argomenti obsoleti, privi d’importanza.
Bisogna osservare i fatti, la concretezza delle cose.
Non c’è spazio per l’indefinibile sensibilità interiore.
Per essere recepita e compresa dalla nostra mente (costantemente indaffarata a inseguire il successo e a far quadrare il bilancio alla fine del mese) l’intuizione ha bisogno di una attenzione e di un ascolto silenzioso e accorto.
Perciò, crescendo viene accantonata, snobbata e derisa, e con l’ingresso nella maturità nessuno si ricorda più dei suoi poteri.
La vita frenetica nella quale siamo immersi ci costringe a ignorarne gli insegnamenti o a trattarli come elementi di disturbo.
È in atto un programma d’indottrinamento sociale volto a cancellare qualsiasi consapevolezza del mondo intimo e a negare il valore della soggettività per esaltare un’oggettività sempre più protesa verso il cinismo e l’indifferenza (quasi fossero una conquista per la coscienza, piuttosto che una patologia).
Dobbiamo disimparare a usare l’intuizione per servirci soltanto delle nostre protesi tecnologiche.
Dobbiamo dipendere da oggetti sempre più sofisticati e costosi.
Dobbiamo dimenticare il sapere misterioso e profondo che appartiene all’inconscio.
Forse è questo che ci fa sentire così lontani dalle altre forme di vita.
Per gli animali l’intuizione è uno strumento di conoscenza indispensabile e potente.
In natura nessuna creatura potrebbe sopravvivere senza intuizione.
Per le altre specie l’intuizione è sapere, conoscenza, saggezza, direzione e guida che insegna a muoversi nell’ambiente senza trascurare le esigenze dell’ecosistema.
Gli animali gestiscono una cultura che l’uomo ha abbandonato.
Conoscono un sapere che nessuno di noi ricorda più.
Sanno che il rapporto tra gli organismi viventi e l’ambiente che li circonda, è importantissimo e vitale per la sopravvivenza.
Ma si sa… gli animali sono meno intelligenti.
Non distruggono il pianeta, non hanno bisogno di lavorare per vivere, non possiedono il denaro, non conoscono le malattie mentali, la pedofilia, l’anoressia, la bulimia, la perversione, la corruzione, il bullismo, l’omofobia, lo schiavismo, la globalizzazione e tutte le infinite crudeltà che appartengono alla razza umana.
Gli animali non hanno perso il contatto con il valore delle emozioni, ascoltano costantemente le proprie sensazioni e mantengono vivo un dialogo interno con ciò che, forse, non si può toccare ma, certamente, si può sentire e ci permette di stare bene o male.
Perché il bene e il male sono principalmente modi di percepire dentro ciò che succede fuori.
Purtroppo però, chi possiede una cultura improntata all’ascolto delle percezioni interiori, per gli esseri umani è una creatura di serie B, priva d’intelligenza e perciò passibile di ogni sfruttamento.
L’unica razza creata da Dio a propria immagine e somiglianza sta bene attenta a distinguersi da tutte le altre, fregiandosi di un sapere che ha perso ogni contatto con il potere invisibile dell’emotività e delle sensazioni.
Si deve essere tutti d’un pezzo, pronti a nascondere la vita intima anche a se stessi.
E quando le voci interiori urlano la loro presenza nella psiche (nonostante i nostri tentativi di lobotomizzarle) abbiamo tanti psicofarmaci colorati, pronti a ripristinare la chimica impazzita di un cervello che ha perso le radici della propria profonda verità.
In questa nostra società malata di civiltà, imparare a non usare l’intuizione è diventato un dogma.
E chi si ostina a sostenere il valore di un contatto costante con l’emotività, paga il prezzo della derisione o peggio, come succede alle specie diverse dalla nostra, diventa passibile di ogni brutalità.
Perché l’intelligenza per la nostra razza è sempre e solo quella del più forte e la sopraffazione, si sa, non ha bisogno di giustificazioni.
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