IL CUORE SEGUE UNA LOGICA ILLOGICA

Nasciamo tutti diversi, ciascuno con il proprio modo d’interpretare la vita.

Ognuno portatore di una gamma infinita di emozioni e sentimenti.

Ognuno con il suo modo di amare.

Poi diventiamo grandi e la società impone un’omologazione da cui non è possibile uscire senza sentirsi emarginati e soli.

Dentro questo recinto, stereotipato e prevedibile, il cinismo e la competizione sono i valori più quotati e chiunque si senta tenero, emotivo o sensibile è costretto a pagare il prezzo della diversità e a nascondere (a volte anche a se stesso) il proprio mondo interiore.

Questo stile di vita, teso soprattutto a raggiungere il consenso sociale, chiamato successo o realizzazione, poggia su conseguimenti materiali e su un alto tasso di conformismo.

Infatti, per sentirsi socialmente realizzati bisogna avere:

1) un reddito. Col quale comprare…

2) una casa. Dove fare…

3) una famiglia. Con cui trascorrere…

4) le vacanze… viaggiare… e incontrare gli amici e i parenti…

E bisogna farlo nei giorni prescritti, riunendosi e mangiando insieme.

Ma anche…

5) andando sempre d’accordo!

Chiunque non sia interessato a raggiungere questi traguardi è considerato strano, socialmente emarginato, disadattato e, probabilmente, poco sano.

La malattia mentale è la paura inconfessabile di molti.

L’etichetta che sancisce la diversità e  l’emarginazione sociale.

Lo spettro che terrorizza al punto che, segretamente, tante persone ricorrono ai farmaci pur di non ascoltare un sistema emotivo in contrasto con i dettami della collettività.

Bisogna essere come tutti gli altri.

NORMALI.

Anche nei sentimenti.

Anche nelle emozioni.

Ma non tutti riescono a lobotomizzare la propria emotività per conformarsi agli standard imposti dalla società.

Sempre più persone risentono di questo livellamento emotivo e dell’amputazione della creatività.

E le malattie psicologiche oggi più frequenti: la depressione e gli attacchi di panico, segnalano una falla nel conformismo.

Falla che non andrebbe curata ma valorizzata, esplicitata e incentivata.

Dentro questo scenario, la sofferenza psicologica diventa la conseguenza di un dover essere emotivamente in un certo modo impossibile da raggiungere, lo scarto tra un sentire giudicato illecito e un sentire considerato lecito, e costituisce spesso l’unica risposta sana davanti al tentativo di livellare i sentimenti in uno standard socialmente prescritto e chiamato normalità.

Così, mentre ci viene detto con insistenza cosa sia ragionevole provare nelle varie circostanze della vita, il cuore funziona a modo suo e prescinde dai dettami della ragione.

Il cuore segue una logica illogica, basata su valori diversi dagli status della normalità.

AMA.

Senza preoccuparsi se questo sia conveniente, intelligente, disdicevole o giusto.

E, per quanti sforzi faccia la ragione, non riuscirà mai a modificare i sentimenti.

Può solo scegliere di non ascoltarli.

Chi segue il proprio cuore si apre alla verità di se stesso e trova la sua unicità, la creatività che guida la vita e le scelte.

Nell’A-normalità esiste la più profonda verità di ciascuno.

Il cuore non è normale.

È vero.

Carla Sale Musio

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