Viviamo in un periodo storico in cui è diventato evidente lo strapotere di una piccola élite (ricca di privilegi e arroganza) sulla vita di milioni di creature, prive anche dei diritti più elementari.
Questa terribile ingiustizia colma d’indignazione le coscienze e spinge a cercare soluzioni nella politica, nelle battaglie sociali, nei movimenti a tutela dei deboli e degli emarginati e in tutte quelle iniziative che cercano di riportare in equilibrio un divario carico di prepotenza.
Come psicologi, costatiamo ogni giorno le ripercussioni che questa disparità provoca sull’autostima e sulla realizzazione di tante persone, vittime di uno stile di vita che premia la violenza e deride l’innocenza e la cooperazione.
Ma, per costruire una società capace di accogliere e di condividere equamente le risorse di tutti, occorre che i principi della fratellanza e della reciprocità entrino a far parte del nostro modo di essere e si incarnino nella relazione che intratteniamo con noi stessi.
L’ambiente in cui viviamo riflette la nostra individualità e, spesso, come una lente deformante ci mostra le difficoltà e i conflitti che non abbiamo risolto interiormente.
Nell’inconscio di tante persone, infatti, prospera una gestione della vita emotiva più simile a una dittatura che a una democrazia.
Un totalitarismo interiore dove una piccola oligarchia di sé gestisce la moltitudine di possibilità che caratterizzano l’espressività di ciascuno.
Questa elite governa abilmente la nostra vita e, nel tentativo di proteggerci dalle difficoltà, non lascia spazio a parti più creative, vulnerabili e meno intraprendenti.
Secondo me il potere economico e politico è in mano ai narcisisti, persone senza scrupoli senza empatia, capaci di prevaricare ogni cosa, Trump ne è l’esempio più conclamato. Tutte le persone empatiche che nella storia hanno avuto una importante occasione di potere e guida delle masse sono state uccise Perché succede questo? perché una grande parte della popolazione occidentale ha paura, sono indotte ad aver paura, della guerra, della disoccupazione, dei profughi, non importa cosa… ma dalla paura cercano protezione, cercano persone forti che li guidino, li rassicurino… Alla fine cercano il padre, la madre mai… Come pensa si possa cambiare questo paradgma? cambiando ognuna di queste persone? risvegliandole? Certo che hanno subito dei condizionamenti, e sempre di più quelli che guardano la televisione o sono connessi in qualche modo alla cultura occidentale, ne saranno condizionati… non vedo che una strada per il cambiamento e sarà data dalla nuova società multietnica che si sta affermando, quanto sarà efficace la mescolanza di idee e culture per una società più giusta? ai posteri l’ardua sentenza
Donata Fornasa la pensiamo diversamente. Ho espresso approfonditamente il mio pensiero nel post
Condivido in pieno il post. Donata Fomasa, forse non possiamo cambiare il mondo e gli altri, ma possiamo cambiare noi stessi.