Nella famiglia eterosessuale di solito è la mamma a occuparsi della casa e dei bambini mentre al papà sono riservate mansioni considerate più maschili.
Il cliché tradizionale prevede compiti diversi per i due sessi.
Perciò, nonostante marito e moglie abbiano gli stessi impegni lavorativi e portino a casa uno stipendio entrambi, la cura dei piccoli e delle faccende domestiche sono di competenza femminile.
Questa divisione dei ruoli genera una sorta di complicità tra madri e figli che, insieme, condividono i piccoli segreti, le abitudini, i successi, le gioie e i dolori che costellano la nostra quotidianità.
Nella famiglia prende forma così un sottogruppo che esclude il papà per la maggior parte del tempo, coinvolgendolo solo in avvenimenti speciali.
Quest’arbitraria e innaturale ripartizione dei compiti provoca numerose conseguenze negative.
Infatti, quando i padri, eludendo i presupposti maschilisti imposti dalla tradizione, provano a inserirsi nella quotidianità dei piatti da lavare, dei compiti da fare, della playstation, dei cartoni, e delle innumerevoli questioni solitamente riservate alla supervisione materna, scoprono dolorosamente la propria incompetenza e devono affrontare la sensazione di essere inadeguati e maldestri.
Questi vissuti interiori incrinano l’immagine del genitore rassicurante, protettivo e deciso che ogni papà vorrebbe incarnare agli occhi della moglie e dei figli.
E, per evitare l’imbarazzo che consegue ai disastri dell’inesperienza, molti uomini preferiscono abbandonare il campo e salvare l’orgoglio ferito, raccontandosi che non hanno tempo.
“Oggi proprio non posso!” mormorano sconsolati, consultando un’agenda piena di impegni. Improrogabili!
Così, mentre le mamme imparano a moltiplicare se stesse per far fronte alle tante difficoltà della famiglia, i papà, lacerati tra il desiderio di partecipare di più e la paura di scoprire un’umiliante inettitudine, finiscono per estromettersi totalmente dalla gestione di casa e bambini.
In questo modo perdono progressivamente il contatto emotivo con i figli.
E tra mamme perfette e papà pasticcioni si crea una spaccatura che genera non poche incomprensioni e, nel tempo, contribuisce a sostenere i comportamenti irresponsabili e provocatori dell’adolescenza.
Infatti, se da piccoli i bambini imparano a rivolgersi esclusivamente alla mamma, con la crescita il bisogno di conquistare l’autonomia li spinge a confrontarsi anche col papà e scatena atteggiamenti aggressivi e sfidanti, volti a conquistarne l’attenzione. Con le buone o con le cattive!
Scarso impegno negli studi, bugie, trascuratezza, disordine, comportamenti irresponsabili… sono modi (spesso inconsci) per costringere un genitore assente a partecipare di più.
E possono risolversi recuperando l’intimità e il dialogo.
Durante l’adolescenza, infatti, il desiderio di forgiare l’identità spinge i ragazzi e le ragazze ad affermare il proprio punto di vista, calibrando le forze soprattutto nel rapporto con i genitori.
Le mamme perfette tendono ad accollarsi tutte le responsabilità, colpevolizzandosi e rimboccandosi le maniche nel tentativo di risolvere i problemi.
Ma, così facendo, sottovalutano l’importanza di essere in due.
La poca partecipazione di un genitore alla vita familiare è vissuta dai figli come se fosse un rifiuto e genera bassa autostima e inadeguatezza.
Per sentirsi forti e ottenere l’attenzione, spesso i ragazzi sfidano l’autorità mettendo in atto comportamenti oppositivi, polemici e trasgressivi.
Punirli con severità non serve a risolvere la paura di non valere nulla che sottende il bullismo e la violenza.
Per curare i comportamenti antisociali servono l’esempio, la considerazione e la stima.
Nella famiglia eterosessuale tradizionale, l’angelo del focolare e l’uomo che non deve chiedere mai insegnano che esistono ruoli di serie A e ruoli di serie B, e questo genera nei figli competizione e sfida.
Solo il coinvolgimento di entrambi i genitori nella vita famigliare ripristina l’equilibrio emotivo, aiutando i più giovani a sentirsi importanti, amati e capiti.
Certo i papà pasticcioni dovranno affrontare la propria inadeguatezza!
Ma solo dalla capacità di mettersi in discussione con umiltà nasce l’esempio di cui i ragazzi hanno bisogno per crescere.
Le mamme perfette, invece, dovrebbero uscire di casa più spesso, lasciando che i mariti trovino da soli il modo di interagire con i figli.
Un modo che certamente sarà diverso per ognuno dei genitori, ma non per questo meno efficace.
Dal confronto tra due differenti possibilità di espressione nascono il cambiamento e la libertà.
E i giovani imparano a camminare da soli nel mondo.
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