IL RITORNO

Era un mercante di stoffe: ogni lunedì preparava il calesse e andava per villaggi, dove offriva merce buona e a giusto prezzo.

Poi, il sabato sera tornava a casa, dove la moglie e un bimbo lo aspettavano.

Percorreva la via del ritorno pieno di gioia: buoni i guadagni, poche le stoffe invendute, faticoso spostarsi per mercati e fiere, ma il pensiero di chi lo attendeva gli scaldava il cuore.

Una sera, mentre tornava, scoppiò un temporale: raffiche di pioggia e vento scuotevano lui e il calesse.

Il cavallo inarcava il collo, sfiancato dallo sforzo.

Poi, uno scarto improvviso, una ruota in fallo…

Lei attese il marito fino all’alba.

A giorno fatto, gli uomini del paese glielo restituirono esanime: era precipitato nello strapiombo presso casa.

Aveva in volto un’espressione calma, quasi mesta.

Gli uomini avevano faticato a liberare il corpo; il cavallo, invece, restò in fondo al burrone, a sfarsi al sole, le poche stoffe disperse sul crinale, luccicanti di colori.

******

Passarono gli anni: lei allevò quel figlio con fatica e con orgoglio.

Lui crebbe in fretta, energico e impaziente.

E appena si sentì abbastanza grande, le disse che voleva andarsene: avrebbe fatto il mestiere del padre, le confidò, avrebbe girato il mondo a vendere stoffe, scoperto paesi lontani, conosciuto altre genti: poi, una volta ricco, sarebbe tornato a rivedere sua madre.

Lei ammutolì e si sentì lacerare il ventre.

Amava immensamente quel figlio, era il suo sostegno, l’unica fonte di gioia, ma da sempre la premeva il timore di quel momento.

E proprio perché lo amava tanto, lasciò che andasse.

Si salutarono: lei lo benedisse, baciandolo sulla fronte.

E in quel bacio lasciò la sua anima.

Lui, intanto, già fremeva al pensiero delle genti da scoprire, delle avventure da vivere, delle strade da percorrere.

Lei gli donò dei denari, poi stette a guardarlo poggiata sull’uscio, finché poterono gli occhi: lì, alla svolta del viottolo, lui sollevò una mano a salutare la madre e allora le lacrime, ormai senza freni, segnarono il viso di lei più delle stesse rughe.

Chinò il capo e seppe che per tutti i giorni a venire avrebbe atteso il ritorno del figlio.

******

Il giovane viaggiò a lungo, conobbe porti stranieri e terre lontane, donne esotiche e molti amori.

Era un mercante capace, fattivo: il denaro si accumulava e lui lavorava con foga, con l’impeto dei suoi anni.

Impaziente com’era, non aveva rimpianti: se lo annoiava un luogo, subito lo abbandonava, pieno di curiosità e di attese.

Talvolta pensava a sua madre e sperava che fosse felice per lui.

Ma allora soltanto un rodìo fastidioso gli cresceva in mente e la vita gli appariva opaca.

******

Passarono i mesi e anche gli anni.

La madre seppe che il suo tempo finiva: la nostalgia la strinse e temette di non poter più aspettare.

Allora decise: con fatica si recò al dirupo fatale, non lontano da casa e lì, nel gran vuoto che le aveva ucciso il marito, gridò il nome del figlio, affidandolo al vento.

****** 

Da diverso tempo lui era inquieto ed oppresso: non gli dava più gioia il lavoro, non voleva più cumulare denaro; infine decise che era abbastanza ricco e poteva tornare.

Preparò i bagagli, salì su una nave, ma lo premeva un’ansia crescente.

Una notte, mentre scrutava le stelle, un colpo di vento lo scosse, aspro e potente: e nel soffio qualcuno gridava il suo nome.

Divenne di pietra, gli sembrò di capire: aveva riconosciuto la voce.

Il viaggio terminò finalmente: giunto a terra, acquistò una snella carrozza e destrieri veloci.

E poi via, verso casa, sostando solo a rifocillare i cavalli.

Lo scalpitio pressante lo teneva sveglio e i ricordi lo colpivano, lo ferivano rapidi: sua madre, china a baciarlo, e l’odore di lei, fatto di pane e fiori; la nenia sommessa perché lui dormisse e le sere d’estate, a guardare accostati il cielo rosso di vento.

E infine lei, ferma sull’uscio, fino a sparire allo sguardo…

Con il cuore stretto, si chiese perché avesse tardato tanto a tornare, e tutte le sue ricchezze e le bellezze del mondo gli sembrarono allora ben poca cosa.

******

Lei era stesa sul letto: tratteneva caparbia le poche forze e sperava ancora che lui giungesse.

E all’improvviso un tumulto di zoccoli, un sopraggiungere di passi affrettati, la porta urtata ed aperta: lui si gettò nella stanza, finalmente le si buttò accanto.

Allora lei si riempì di gioia: il sorriso, che le sbocciò in cuore, riuscì appena a stirarle le labbra, ma  sentì ancora il calore di lui, mentre la baciava sugli occhi già chiusi.

Gloria Lai

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