Durante i rituali satanici è importante coinvolgere le vittime negli abusi compiuti contro altre vittime, in modo che per la vergogna non raccontino mai ciò che hanno visto né ciò che hanno subito.
Psicologicamente, infatti, rendere complici di un crimine significa assicurarsi la fedeltà e il silenzio.
La mafia, la ndrangheta e tutte le organizzazioni criminali in genere, si servono di questo principio per ottenere la connivenza dei propri membri.
Nel satanismo i bambini sono spesso sacrificati, sull’altare del demonio, per mano di altri bambini.
Macchiando con reati indicibili l’innocenza dei propri adepti, le associazioni criminose si garantiscono l’omertà e la complicità.
C’è un piacere perverso nel condividere la brutalità e questo deriva dall’impunità garantita dall’agire insieme.
Partecipare in gruppo alla violenza rende la percezione di quest’ultima meno grave perché implicitamente la legittima, fino a trasformarla in una normalità condivisa.
E perciò lecita.
L’energia di gruppo possiede una dinamica propria e trascina anche i più reticenti in azioni che, presi singolarmente, non si sognerebbero mai di compiere (e forse nemmeno di immaginare).
Secondo lo psicoanalista britannico Wilfred Ruprecht Bion (1897/1979) ogni gruppo agisce come un’unità a sé stante, trascinando i singoli individui in comportamenti omologati.
Il clima del gruppo condiziona la razionalità privando il pensiero della sua autonomia e uniformando le azioni agli atteggiamenti prevalenti, secondo una modalità psicotica priva di contatto con la realtà.
Le associazioni criminali conoscono bene i principi della psicologia relazionale e li usano a piene mani per perseguire i propri obiettivi.
Per ottenere un’adesione acritica e totale alle regole, queste organizzazioni
dapprima utilizzano l’affettività come collante per rinsaldare i legami, strutturando in questo modo la dipendenza del singolo dal gruppo: sei uno di noi, noi vogliamo il tuo bene e risolviamo i tuoi problemi
poi impongono l’ubbidienza, minando la sicurezza individuale con una serie di micro traumi dolorosi e progressivamente sempre più intensi: se non segui le nostre indicazioni, ti ridicolizziamo, ti disonoriamo, diamo fuoco al tuo negozio, ti facciamo saltare in aria la macchina, uccidiamo il tuo cane, tua moglie, tuo figlio, eccetera
fino a generare il desiderio di uniformarsi alle aspettative dell’organizzazione per liberarsi della sofferenza (indotta con l’emarginazione, la derisione, l’umiliazione e la violenza): se stai con noi e ti impegni a seguire le nostre regole non ti succederà niente e potrai contare sulla nostra protezione
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PEDAGOGIA NERA, SATANISMO E ORGANIZZAZIONI CRIMINALI
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La pedagogia nera è uno strumento perverso nelle mani di chi detiene il potere, e segue gli stessi principi utilizzati dalle sette sataniche e dalle organizzazioni criminali.
Per la pedagogia nera, infatti, i bambini sono proprietà dei genitori che per il loro bene hanno il diritto di punirli, maltrattarli e umiliarli, in modo da prepararli alla durezza della vita, insegnandogli a comportarsi secondo le norme stabilite dalla famiglia.
E in seguito dall’autorità.
I neonati sviluppano un forte attaccamento verso chi si prende cura di loro e all’interno di questa relazione affettiva prende forma la dipendenza dai genitori e si sviluppano i traumi conseguenti al ritiro dell’affetto, alle punizioni, alla derisione o all’emarginazione.
Tutti i bambini, proprio come i seguaci di una setta o i membri di un’organizzazione criminosa, non possono abbandonare la famiglia senza subire persecuzioni e violenze, e questa dipendenza forzata crea in loro le premesse per l’accettazione acritica di ogni prevaricazione.
La pedagogia nera è uno strumento indispensabile per crescere generazioni di persone sottomesse ai voleri di un’autorità sentita come onnipotente e indiscutibile (proprio come quella dei genitori).
E, purtroppo, in seguito all’ampia diffusione di questo stile educativo è stato possibile legittimare il razzismo, lo specismo e l’abuso di chi è più forte su chi è più debole.
Grazie alla pedagogia nera, la nostra società, esattamente come una setta satanica o un’organizzazione criminosa, impone stili di vita e modelli comportamentali fondati sulla violenza e sulla prepotenza, senza incontrare nessuna opposizione da parte dei tanti che ne subiscono i dettami sottomettendosi di buon grado alle leggi stabilite, nel tempo, dall’abitudine, dalle consuetudini e dalla tradizione.
Poiché “si è sempre fatto così” diventa normale (e perciò legittimo) agire perpetuando la violenza, senza doversi chiedere quanto sia giusto e quale prezzo di sofferenza debbano pagare coloro che invece la subiscono.
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INNOCENTE CRIMINALITA’ QUOTIDIANA
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Fa parte delle nostre consuetudini mangiare insieme condividendo oltre al cibo anche l’affetto.
Il pranzo e soprattutto la cena, sono i protagonisti principali di ogni festa che si rispetti, rappresentano la felice conclusione delle cerimonie e delle celebrazioni, e costituiscono il momento più intimo della giornata, lo spazio in cui finalmente rilassarsi e ritrovarsi insieme.
Ma proprio durante quel momento, consacrato alla gioia e all’affettività, hanno luogo i nostri crimini innocenti, commessi senza colpa apparente e senz’apparente consapevolezza, uccidendo e torturando tante creature, ree soltanto di un’eccessiva docilità.
La nostra alimentazione si basa soprattutto su prodotti di origine animale, ottenuti con la sofferenza e con la morte d’innumerevoli esseri semplici e fiduciosi.
Una strage quotidiana il cui unico scopo è solleticare il palato degli esseri umani, coinvolgendoli in una crescente dipendenza alimentare che li rende colpevoli e conniventi, e perciò motivati a passare sotto silenzio gli abusi e le violenze necessarie a ottenere i loro pasti.
Esiste un mercato che si regge sulla violenza e sulla tortura.
Questo mercato non ha altro obiettivo che i guadagni di chi lo gestisce.
E, per tenere in piedi questo impero economico, è importante che la coscienza di chi consuma il cibo e i prodotti animali, ignori le sofferenze cui sono sottoposte le vittime di questa lucrosa economia.
Mangiare carne, latte, uova e formaggi, è un rito organizzato, indispensabile per coinvolgere nell’omertà e nell’incoscienza chi partecipa al banchetto, sostenendone i profitti.
Utilizzando lo stordimento procurato dalle sostanze alimentari e sfruttando la nostra necessità di cancellare il più in fretta possibile la consapevolezza di tante torture, i venditori di morte e sofferenza ci imboniscono con la dipendenza gustativa e ci puniscono, deridendoci, emarginandoci e umiliandoci, quando cerchiamo di liberarci dalla nostra incoscienza compiendo scelte ecologicamente più sane e rispettose della vita.
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LA FATTORIA DEGLI ORRORI
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E’ all’interno questo scenario che l’Allegra Fattoria degli Animali trova la sua collocazione, dapprima come gioco per i più piccini e in seguito come stile di vita finalizzato a nascondere il massacro di tante creature e la distruzione progressiva del nostro pianeta.
La Fattoria degli Animali è uno dei giochi più in voga tra i bambini, ne esistono tantissimi modelli di forme e materiali diversi ma, in qualsiasi modo sia stata realizzata, in ogni fattoria troviamo sempre una rappresentanza delle specie animali macellate negli allevamenti.
Ci sono: i maiali, i cavalli, le mucche, i vitellini, le galline, i pulcini, le oche…
I bambini giocano con gli animali come se fossero dei piccoli amici, li accudiscono, ci parlano, li nutrono, li mettono a dormire e condividono con loro la propria quotidianità.
Non si sognerebbero mai di mangiarli.
A nessun bambino verrebbe in mente di mangiare il suo migliore amico!
E, del resto, nella Fattoria degli Animali non esiste il macello.
Il gioco (guarda caso) non lo prevede.
Il contadino è rappresentato come l’amico dei suoi animali e non il boia.
Questo passatempo, innocente e tenero, ha un’importante funzione nella vendita e nel consumo della carne, del latte, delle uova, dei formaggi e di ogni altro prodotto animale.
Serve a nascondere l’uccisione delle altre specie dietro una falsa benevolenza e un falso rispetto.
Le immagini spensierate e sorridenti dell’Allegra Fattoria degli Animali sono le stesse che compaiono sul paté di foie gras, sull’etichetta dei salumi, sugli omogeneizzati di carne, sulla scatola dei formaggini, sulle trapunte imbottite con la piuma d’oca…
Queste graziose e simpatiche creature sono rappresentate entusiaste e felici di diventare il pasto degli esseri umani, mentre saltellano tra i prati e si trasformano in alimenti come per magia.
L’Allegra Fattoria degli Animali serve a nascondere la crudeltà degli uomini che, approfittando di una presunta superiorità, condannano a morte le specie più deboli, torturandole e allevandole per il proprio piacere, senza nessun rispetto della loro vita.
Nel gioco si attiva lo stesso meccanismo di occultamento utilizzato dalle sette sataniche e dalle organizzazioni delinquenziali.
Questo meccanismo psicologico spinge i bambini a dimenticare che la carne che hanno nel piatto appartiene ai loro amici animali, rendendoli inconsapevoli e complici degli abomini perpetuati nei mattatoi.
Per riuscire a mangiare la carne (ignorando l’omicidio necessario a ottenerla) i piccoli devono scindere il gioco dal loro pasto imparando a separare l’affettività dalla realtà.
In questo modo, nel mondo degli affetti si può amare l’agnellino che sgambetta felice in mezzo all’erba mentre, nel mondo della realtà lo sgozziamo con indifferenza davanti agli occhi terrorizzati dei suoi fratelli pronti a subire la stessa sorte.
I bambini che, nonostante tutto, riescono a cogliere l’incoerenza degli adulti e rifiutano di mangiare la carne, subiscono la pressione dei genitori che li convincono, contro la loro volontà, a cibarsi di morte e di sangue per diventare forti come papà.
Allo stesso modo degli adepti di una organizzazione mafiosa, i piccoli sono istigati a compiere i delitti necessari per diventare a pieno titolo membri della società.
La condivisione del crimine conduce sempre all’omertà e alla complicità e fa sì che, una volta diventati adulti, il papà e la mamma possano indurre i loro figli a mangiare la carne (ma anche il latte, le uova, il formaggio e tutti i prodotti di origine animale) con la stessa inconsapevole ignoranza della verità, dei loro genitori.
“Perché si sa, c’è bisogno delle proteine per vivere e quelle nobili si trovano soltanto nei prodotti animali!”
La scissione del mondo affettivo dalla realtà della vita quotidiana, consente di tener separato l’amore per gli animali dalla produzione di carne, latte, uova, eccetera, proprio come se si trattasse di due cose distinte e senza alcuna attinenza tra loro.
Nel mondo affettivo ognuno di noi ama gli animali e riconosce l’importanza della loro vita.
Nel mondo della realtà, invece, i prodotti animali atterrano sul banco dei supermercati come frutti maturi caduti dalla pianta.
Non è importante ricordarsi che alla mamma viene strappato e ucciso il vitellino, per rubarle il latte fino a ridurla allo sfinimento e mangiare la carne tenera e bianca di suo figlio.
Non è importante sapere che alle galline sono tagliati il becco e le zampe, per stiparne un numero maggiore negli allevamenti in batteria e che i pulcini maschi sono tritati vivi perché inutili alla produzione delle uova.
Non è importante sapere che le oche vengono spiumate fino a farle sanguinare in tutto il corpo per riempire di piume le trapunte dei nostri letti.
Non è importante tenere a mente come avviene la produzione di tutto ciò che mangiamo e usiamo quotidianamente.
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