La separazione è sempre un momento difficile da affrontare.
E comunicare ai bambini che mamma e papà non vivranno più insieme sembra spesso impossibile.
Non si trova il momento giusto, le parole da usare, il tono della voce… tutto appare inadeguato, complicato e fuori luogo.
Per paura di far vivere un dramma ai propri figli gli adulti si macerano nell’incertezza, attanagliati dai sensi di colpa quasi che la scelta di separarsi fosse una loro pericolosa perversione e non, invece, un momento doloroso che la vita li ha costretti ad affrontare.
Ciò che spesso marito e moglie non comprendono, travolti dalla loro crisi coniugale e dall’inevitabile senso di sconfitta che accompagna la decisione di separarsi, è che i bambini non vivono la separazione come una tragedia ma come uno dei tanti avvenimenti che costellano l’esistenza.
Certo, i piccoli vorrebbero avere sempre accanto TUTTE le persone che amano e protestano ogni volta che qualcuno deve andare via… perciò la notizia che il papà e la mamma vivranno in case separate a volte può essere accolta da pianti e opposizioni.
Tuttavia, è importante considerare che ai bambini separarsi non piace MAI!
Non piace quando si rientra a casa dopo aver trascorso le vacanze dai nonni, non piace quando la baby sitter se ne deve andare, non piace quando il papà si trasferisce a lavorare in un’altra città, non piace quando la mamma parte per un convegno… la lista delle separazioni che punteggiano la vita dei bambini è sempre molto lunga e varia.
I bambini amano stare insieme alle persone cui vogliono bene e non accolgono con gioia nessuna separazione, nemmeno quelle che invece i grandi reputano inevitabili e scontate.
Tra i non addetti ai lavori esiste un grave pregiudizio che spinge a credere che la separazione sia sempre dannosa per i bambini.
Il cattolicesimo prescrive che il matrimonio non possa essere sciolto (se non con la morte di uno dei coniugi) e questo dogma religioso ha contribuito a creare la convinzione impropria che separarsi sia nocivo per la coppia e per i figli.
È un pregiudizio che gli psicologi e gli specialisti del settore cercano di sfatare in tutti i modi, coscienti che per i bambini è molto più dannoso un clima familiare basato sull’indifferenza, sul disprezzo o sulla finzione di un’armonia inesistente, piuttosto che la scelta consapevole di separarsi.
Purtroppo, questo pregiudizio condiziona le valutazioni di tante persone che finiscono per interpretare le reazioni dei bambini in modi non appropriati.
Così, succede che:
quando un bambino si butta per terra, piange e si dispera perché l’amichetto non può fermarsi a dormire… “… sono capricci!”
quando un bambino si butta per terra, piange e si dispera perché la mamma e il papà vivranno in case separate… “… è un grave trauma!”
Ritengo che i bambini vadano SEMPRE ascoltati, compresi e rassicurati e che debbano esprimere i loro sentimenti e il loro dissenso in merito alle scelte dei genitori.
Ma dissenso non vuol dire necessariamente trauma.
Un evento diventa traumatico quando implica gravi lesioni o offese, minacce all’integrità fisica e psichica, rischi di morte, umiliazioni e ferite nell’autostima e nel proprio senso di efficacia.
Per poter parlare di trauma in una separazione ci devono essere delle trascuratezze molto gravi.
Di solito, la protesta dei bambini segnala l’assenza di un trauma, perché il trauma provoca un disorientamento e un dolore talmente grandi che la mente impiega anni a spiegare e a ordinare in un discorso di senso compiuto.
Per questo le proteste dei bambini devono essere accolte, comprese e considerate ma non interpretate come traumi.
Le proteste, quando sono espresse, segnalano l’esistenza di un dialogo tra genitori e figli e permettono ai grandi di spiegare ai piccoli le loro ragioni.
La notizia della separazione può provocare nei figli reazioni diverse:
a volte i bambini non vogliono che i genitori si separino
altre volte sono sollevati all’idea che papà e mamma smettano finalmente di litigare e di guardarsi in cagnesco
altre volte ancora mostrano distacco e indifferenza
Ma sempre, quando arriva il momento di fare le valige e andare via, i genitori si sentono dei criminali, incapaci di portare avanti quella famiglia felice che, in cuor loro, avevano promesso ai loro figli.
Il dramma, però, appartiene solamente ai genitori.
Sono i genitori, infatti, che hanno progettato la vita coniugale insieme.
E sono loro che ora vivono con dolore il fallimento di quel progetto.
I figli non hanno deciso e non hanno scelto, si sono trovati a vivere insieme a mamma e papà e si sono abituati a quello stile di vita.
Per loro il dramma prende forma nelle parole e nei toni con cui i grandi condividono la notizia della separazione e nei modi in cui la gestiscono, non nella scelta in se stessa.
Per questo è importante evitare di coinvolgerli nelle proprie difficoltà e lasciare loro il tempo di abituarsi a tutte le modifiche della vita familiare che una separazione inevitabilmente comporta:
ci sarà un genitore che abiterà in una casa nuova…
ci saranno degli orari e delle occasioni differenti per incontrarsi…
ci sarà una nuova cameretta nella nuova casa del genitore che va via…
ci saranno nuovi partner affianco a mamma e papà…
Tutte queste cose hanno bisogno di tempo per diventare abitudini e ristrutturare il ritmo rassicurante della quotidianità.
Ma il cambiamento, la trasformazione, l’innovazione… non sono traumi per i bambini, sono delle novità.
Novità cui si devono abituare e di cui è necessario spiegare loro i vantaggi.
(Per i bambini, ad esempio, avere uno spazio personale nella casa nuova della mamma o del papà, può essere interessante. E può diventare anche divertente inventare insieme dei mobili fatti con le scatole di cartone, se si permette ai bambini di prendere il cambiamento come un gioco e lo si vive come un vantaggio piuttosto che come una perdita)
Quanto alle parole per comunicare ai figli la decisione di separarsi… be’…non esistono né un “momento opportuno” né “parole adeguate”.
In un rapporto sincero e senza finzioni le cose succedono spontaneamente.
La famiglia è fatta dell’amore che i genitori nutrono verso i loro piccoli e non dalla loro convivenza.
E quell’amore resta per sempre.
A dispetto di qualunque separazione.
La separazione è soltanto un capitolo nuovo nella storia della famiglia.
È un momento che va vissuto con i bambini.
Certo, senza coinvolgerli nel dramma coniugale!
Ma anche senza escluderli dai cambiamenti che avvengono ogni giorno sotto i loro occhi.
Perciò è importante che le spiegazioni vengano date di momento in momento con franchezza, proprio come si fa per tutte le altre cose della vita.
E, inevitabilmente, ognuno dei due genitori racconterà ai figli la propria verità perché (soprattutto quando ci si separa) è impossibile avere una versione unica.
I bambini sanno già che papà e mamma sono diversi, che hanno pensieri, modi, regole e stili di vita diversi.
Lo sanno perché lo sperimentano da sempre nella loro quotidianità e lo sanno perché è proprio nella separazione che diventano evidenti le differenze tra marito e moglie.
Avere due genitori, non vuol dire doversi confrontare con un monoblocco compatto e indivisibile, al contrario significa poter osservare modi differenti di affrontare la vita e poter scegliere ciò che, di volta in volta, appare più adeguato per sé.
Già prima della decisione di separarsi, ognuno dei due partner dovrebbe informare i figli che: “Mamma e papà non si amano più come un tempo…” in modo che poi, quando arriva il momento, si possa dire loro che: “… siccome non vanno più tanto d’accordo finiscono spesso per litigare…” e che: “… proprio perché litigano sempre hanno deciso di vivere separati, almeno per un po’, per evitare di accapigliarsi in continuazione…”.
Non c’è bisogno di finzioni e non è necessario farne un dramma.
La separazione e il cambiamento sono parte integrante della vita di ciascuno ed è importante che i bambini imparino a gestirli.
Avere una famiglia unita è una bella cosa ma avere due genitori che ti vogliono bene è altrettanto bello.
E il loro amore non dipende dalla convivenza.
Quando la polemica, i litigi o l’indifferenza diventano la musica di ogni giorno per i bambini è preferibile avere con il papà e con la mamma un rapporto individuale.
Tante volte sono proprio i figli a desiderare che una separazione riporti la quiete e l’armonia nelle relazioni, piuttosto che trascorrere la vita in mezzo al dolore che le incomprensioni e la rivalità tra i genitori provocano inevitabilmente.
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