PAESE CHE VAI… USANZE CHE TROVI. Consigli utili per un’ospedalizzazione consapevole
Il viaggio all’interno di un ospedale è una meta estrema, scelta soltanto da viaggiatori molto curiosi, è necessario quindi prepararsi con cura prendendo in esame non solo il clima, la diversa alimentazione ma anche le differenti forme di vita sociale e gli aspetti culturali che caratterizzano questo strano paese.
Possiamo quindi considerare il “viaggio dentro un ospedale” come un’occasione di incontro con una cultura diversa dalla nostra che può lasciare una traccia profonda nella nostra vita…
GLI ABITANTI
Nonostante certe somiglianze di “usi e costumi” non sempre tutto il mondo è paese, per questo motivo può rivelarsi utile una piccola guida per districarsi meglio ed evitare spiacevoli figure.
Lo spirito dell’esploratore in aggiunta a qualche consiglio utile può aiutarci a capire quale sia il “giusto” modo di comportarsi in questa terra straniera.
Cominciamo con il prendere familiarità con i suoi abitanti, suddivisi in due grandi gruppi sociali: i medici e gli infermieri.
Ogni gruppo ha la propria scala gerarchica e le proprie regole, abbiamo già avuto modo di osservare il gruppo dei medici ora quindi andiamo a conoscere meglio il gruppo degli infermieri.
Indossano tutti una divisa, il cui colore individua dei sottogruppi con dei compiti differenti.
Andando oltre questa apparente uniformità possiamo però individuare dei caratteri predominanti, con i quali non sempre è facile entrare in relazione.
STRANE PRESENZE
PUFFO BRONTOLONE
E’sempre nervoso e sente la continua necessità di trovare un motivo apparentemente plausibile per poterti sgridare!
Riesce a trovare gli argomenti più disparati che possono andare dall’accusarti della sgualcitura del letto parallelo al tuo: colta in fallo! Hai fatto sedere i tuoi ospiti…
In realtà si è sdraiata una sua collega perché stava male ma capisci subito che sarebbe inutile giustificarsi!
Colta in fallo: hai buttato il blister per riporre le pastiglie; non sono stata io ma accetto stoicamente la sgridata perché non si fa la spia!
Fannullona! Non ti sei occupata del ricambio dell’aria in camera: a parte che non è gentile …anche se capisco che i resti della cena, dimenticati miseramente sul tavolino dal giorno prima, non rendano l’aria proprio salubre!
A mio discapito posso solo dire che una cannula sul polso destro mi impedisce di tirar su la serranda e, dopo aver chiesto inutilmente aiuto a più di una persona, ho deciso di rinunciarci!
Strategie:
Evitare di sentirsi come quando da bambini si veniva sgridati dalla mamma.
Evitare di sentirsi offesi dal suo tono poco empatico.
Evitare di ricorrere alle parolacce!
Prendersi 4 secondi (inspirare-espirare-inspirare-espirare) e pensare che, grazie a noi e alle “nostre malefatte”, oggi siamo riusciti a farlo sentire meglio!
E’ bello sentirsi utili…
IL FRETTOLOSO
Ha l’affanno, è sempre di fretta, dimentica sempre qualcosa.
E’ gentile ma non riesce a concentrarsi sul presente, cerca sempre di anticipare i tempi per portarsi avanti!
Non conosce proprio il significato dell’ “Hic et nunc”, farebbe rinunciare all’insegnamento anche il più tenace dei monaci zen …
Strategie:
Mantieni viva l’attenzione e occupati di te stesso.
Impara a familiarizzare con la flebo.
Se conti qualche pastiglia in più chiedi, con molto garbo, se per caso ti è stata cambiata la terapia perché fino a ieri prendevi 3 pastiglie e oggi te ne ritrovi 4…
“Aiutati che il ciel ti aiuta” perché talvolta la fretta è cattiva consigliera!
Questo non significa essere autorizzati a diventare petulanti o diffidenti …
L’ASETTICA
Solitamente giovane, ha delle belle mani “curate”.
E’ molto professionale, saluta con sguardo neutro, svolge senza coinvolgimento e con competenza il suo lavoro, se ne va senza rivolgerti una parola più del dovuto.
Il suo motto è “Efficienza e Razionalità”
Strategia:
Non dimenticare mai di elargire ringraziamenti e sorrisi, può essere che prima o poi si riesca a sgretolare il muro…
L’INTELLETTUALE
Di età indefinita è solitamente longilinea, sguardo serio, molto precisa nelle indicazioni. Ha un cedimento solo se casualmente hai lasciato visibili dei libri o dei DVD. Il suo sguardo si illumina e cerca uno scambio intellettuale …
Il vostro rapporto si gioca in quei 2/3 minuti, o scatta l’affinità artistica o è meglio lasciar perdere!
Strategia:
Stessa strategia dell’asettica.
Nascondere alla sua vista i film di Checco Zalone, meglio avere sempre disponibili film d’autore.
QUELLA DALL’IRA FUNESTA …
La sua espressione del viso è talmente contratta che ormai le impedisce di parlare in modo chiaro. La riconosci dal grugno.
Lei bofonchia, mugugna rimproveri incomprensibili. Tu non sai cosa hai sbagliato ma, dal tono, capisci che “non lo dovevi fare!” Ma cosa???
Ti accoglie in questo modo dal primo momento che ti vede e continuerà a sgridarti bofonchiando fino al momento in cui lascerai la stanza.
Strategia:
Evitare di cadere nel Vissuto persecutorio (in certi casi la V maiuscola è d’obbligo) “Ce l’ha con me!” Ridimensionatevi, voi siete un nulla perché lei ce l’ha con tutti!
Non cercate di capire quali vostri comportamenti la infastidiscano perché la infastidite per il solo fatto di essere presente …
Non usate la strategia del sorriso, rischiereste di peggiorare la situazione, con lei queste smancerie non attaccano!
Se proprio esagera, fateglielo notare usando un tono secco e perentorio, riuscirete magicamente a farla stare zitta per qualche secondo, anche se continuerà a guardarvi con fare sprezzante.
Non cadete nel tranello psicologico “avrà sicuramente dei problemi per essere così arrabbiata col mondo e tutti i suoi abitanti”. Anche voi avete un problemino, dal momento che siete ricoverati in ospedale, quindi avete il diritto di essere trattati con rispetto!
Seguire l’istinto e farsi rispettare. Se possibile evitare il conflitto aperto perché ha lei “l’ago dalla parte del manico”
L’UMANISTA
E’ simpatica e riesce sempre a svolgere il suo lavoro con “umanità”. Desideri ardentemente sia in turno quando hai qualche problema che non riesci a risolvere da sola. Puoi patteggiare una pausa flebo, per improrogabili motivi fisiologici, senza essere sgridata o una notte senza cannula quando il dolore comincia a diventare “pesante”.
Lei tifa per te quando si prospetta l’ipotesi di dimissione e, di sua iniziativa, ti informa su orari e presenze dei medici.
Strategia:
Nessuna. E’ un normale e rispettoso incontro tra due persone. Il giorno delle mie dimissioni spero sia in turno perché mi piacerebbe salutarla.
CELESTIALI PRESENZE
L’ ANGELO
In ogni ospedale, per ogni persona, c’è sempre un angelo.
Può assumere vesti diverse ma ognuno di noi riesce a riconoscere il suo angelo dal primo incontro.
Il mio è una ragazza che apre la porta con un grande sorriso (anche se indossa la mascherina riesco a vederlo) e mi lascia augurandomi con amorevolezza “Buona giornata”. Non solo, ricorda il mio nome e mi chiede, ogni giorno, come mi sento.
Queste semplici attenzioni, dopo due settimane in ospedale, mi sembrano una cosa immensa.
Il tuo angelo si rapporta con te non come il letto n.29 ma come una persona con cui si può parlare: di bambini ( il mio e il suo stanno preparando la recita di fine anno scolastico), di danza (una passione che abbiamo in comune), di musica.
Insomma delle cose normali, da persone normali, a cui ormai sei disabituata.
Soltanto una mattina l’ho vista silenziosa. Si è scusata dicendomi che nella mia stanza c’era tranquillità quindi ne approfittava per fare una piccola preghiera per un signore, vicino di stanza, che stava molto male (l’avevo sentito lamentarsi per tutta la notte).
Quella mattina ho capito che Francesca non era solo il mio angelo…
L’ARCANGELO
Grandi ali rosse e occhi ridenti. Quando compare l’Arcangelo la tua stanza si riempie di luce…
E’ l’essere che riesce a mettere in comunicazione il tuo mondo esterno con quello dell’ospedale.
Compare nei momenti di crisi mistica, quando il dubbio e la paura si insinuano con fare seduttivo tra i tuoi pensieri, e riesce a confortarti con parole semplici. Traduce con termini chiari esami a cui sei stato sottoposto ma di cui nessuno ti ha fornito spiegazioni, ti anticipa un probabile iter dandoti modo di evitare preoccupazioni… perché si sa una delle nostre più grandi paure è data dall’ignoto.
Prima di entrare in ospedale non lo conoscevi ma lui conosce qualcuno che ti è vicino (un familiare o un amico) e dal momento in cui si presenta si prende cura di te.
L’arcangelo ispira fiducia e tu ti affidi.
Si sa il rapporto col soprannaturale è diretto e non ammette ipocrisie quindi si possono saltare tutti i primi gradini di conoscenza per arrivare direttamente a parlarsi in modo chiaro e diretto e, fortunatamente, non soltanto della tua salute.
RIFLESSIONI DI FINE VIAGGIO:
l’Ospedale che vorrei
I Ruoli interscambiabili
Una mattina le mie tranquille letture sono state interrotte dall’arrivo inaspettato di un’infermiera che, dopo avermi detto che stava male, si è sdraiata sul letto affianco al mio. Senza riflettere mi sono avvicinata e le ho chiesto se avesse bisogno di aiuto ma, nello stesso istante in cui ho finito di formulare la frase, ho percepito la stranezza della situazione. I ruoli si erano ribaltatati!
IO, in pigiama, offrivo il mio aiuto ad una infermiera…
Subito dopo sono arrivati altri due infermieri che, dopo averle misurato la pressione, scherzavano affettuosamente con lei “trattandola da paziente”, cioè usando lo stesso linguaggio che usavano con me.
Cosa facevano “istintivamente” i suoi colleghi? Si prendevano cura di lei “totalmente”: mentre misuravano la pressione la rassicuravano e scherzando alleggerivano la tensione. Piccoli accorgimenti a costo zero ma quanta differenza possono portare ad una persona che non si sente bene ed è preoccupata!
Questa scenetta paradossale mi ha fatto riflettere, perchè in quel momento mi sono resa conto che, nonostante le divise diverse, “in fondo in fondo siamo tutti esseri umani!”.
Allora tutti abbiamo bisogno delle stesse cose per stare meglio in un momento di difficoltà .
Essere ospedalizzati significa stare in un posto sconosciuto, circondati da persone sconosciute…. stando male.
Quindi, di cosa abbiamo bisogno?
Abbiamo bisogno di essere accolti con “amorevolezza”
Abbiamo bisogno di essere ascoltati
Abbiamo bisogno di essere circondati da persone empatiche
Abbiamo bisogno di essere “curati totalmente”
Abbiamo bisogno di essere trattati con rispetto
Abbiamo bisogno di conservare la nostra dignità e il nostro pudore.
Piccoli accorgimenti
Nell’Ospedale che vorrei ogni essere umano continua a conservare la sua “unicità” e non viene disumanizzato e classificato in una tipologia corrispondente alla sua patologia.
Il paziente viene accolto con rispetto e non viene inutilmente spaventato .
Viene ascoltato. Vengono ascoltati i suoi dubbi e le sue paure e gli vengono fornite le informazioni riguardanti la sua salute in modo chiaro.
Viene curato da persone che sanno mettersi nei suoi panni, anche se solo temporaneamente.
Non viene inutilmente offeso nella sua dignità e nel suo pudore.
Continua a conservare la sua integrità e non viene solo considerato un corpo, o peggio ancora una parte di un corpo, ma si tiene conto anche della sua psiche, sul cui prezioso aiuto si deve contare per una completa guarigione.
Ovviamente il rispetto tra medico e paziente e tra infermiere e paziente deve essere reciproco.
Nell’Ospedale che vorrei il paziente è “paziente”.
Non è petulante.
Non è maleducato o arrogante.
Ha un rapporto di civile convivenza con i suoi compagni di stanza.
“Non fa il medico” ma collabora attivamente con il medico nel prendersi cura di se stesso.
Questi piccoli accorgimenti, completamente gratuiti, renderebbero il clima ospedaliero molto più accogliente e sereno e tutti noi delle persone migliori.
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