La carne e l’anima formano un binomio inscindibile.
(Almeno finché si è vivi)
Invece, in questa nostra civiltà malata abbiamo carni che hanno un’anima e carni che a noi sembrano esistere solo per essere mangiate.
La carne nella nostra cultura è ritenuta antitetica all’anima e associata al peccato o al macello.
La consideriamo causa di scandali, vizi e perversioni.
Oppure la pesiamo al chilo come se fosse una merce qualunque e non la vita di un essere vivente.
Consideriamo la carne e il corpo opposti all’anima e alla spiritualità.
Da una parte abbiamo la fisicità, con impulsi, istinti e bisogni, e dall’altra l’anima, la purezza, la sensibilità, la capacità di amare.
Separare la carne dall’anima autorizza il predominio, giustifica l’uso di tante specie animali per il piacere e il divertimento della nostra razza e, purtroppo, porta con sé conseguenze abominevoli.
Infatti, dove non c’è l’anima lo sfruttamento diventa lecito!
È con questi presupposti che la cultura maschilista ha oppresso e violentato le donne per secoli.
E, sempre in questo modo, la pedofilia argomenta la propria perversione.
Se la carne è priva di anima può essere considerata semplicemente un oggetto.
E come tale sarà trattata.
Considerare delle creature viventi alla stregua di cose legittima violenza e abusi.
Siamo convinti che ci siano carni prive di anima.
Ma la carne priva di anima segnala un’esistenza di serie B.
Appartiene a esseri con poco valore.
Esseri che sono stati creati per il piacere di altri esseri.
Esseri… nati per servire.
Esseri senz’anima, appunto.
Nella nostra cultura, gli animali sono giudicati: carne senz’anima.
E perciò al servizio della specie umana.
Anche le donne, spesso, subiscono la stessa sorte e diventano carne senz’anima al servizio del sesso maschile.
I bambini sono carne senz’anima quando vengono usati come strumenti di piacere nelle mani degli adulti.
Animali, donne, bambini.
Creature sottoposte al predominio e allo sfruttamento di altre creature!
L’abominio, contenuto nella separazione arbitraria della carne dall’anima priva la razza umana della sua dignità e ci rende inermi e sgomenti davanti alla morte.
Infatti, la morte inflitta con noncuranza e crudeltàsi trasforma facilmente in un enigma senza senso.
Legittimando il massacro di tanti esseri occultiamo il significato della vita (e della morte) dietro una maschera di insensibilità.
La violenza è la malattia di questa civiltà.
Si annida dappertutto e, come un virus, contagia il nostro cuore rendendolo cieco e sordo davanti ai soprusi cui assistiamo ogni giorno e dei quali siamo complici, spesso senza nemmeno rendercene conto.
Compriamo e mangiamo la vita di altri esseri viventi con assoluta indifferenza.
Poi, con la stessa indifferenza, riteniamo la carne uno strumento di piacere.
E separiamo il sesso dai sentimenti.
Ci arroghiamo il diritto di poter scegliere se fare sesso o fare l’amore.
Ma l’amore e il sesso, come la carne e l’anima, non possono essere disgiunti.
Il sesso è un’estensione dell’amore, è la condivisione della propria intimità anche fisica.
Invece, nella nostra società il sesso è usato spesso per far violenza e dell’intimità si è perso completamente il significato e il valore.
Ostentiamo le nostre nudità ma occultiamo l’anima vergognandoci di possedere anche una sensibilità oltre al corpo.
Ci vantiamo di innumerevoli conquiste sessuali, di avventure vissute con poca o nessuna reciprocità, di rapporti fatti principalmente di carne e privi di anima.
Collezioniamo esperienze erotiche come trofei in un album delle figurine.
E le archiviamo orgogliosi, senza fermarci a condividere insieme al corpo anche la nostra interiorità.
La nudità non è la carne spogliata dei vestiti ma l’anima senza censure e senza veli.
Condividere l’anima permette di condividere il corpo e rende l’unione sessuale un momento di estasi e di sacralità.
La carne e l’anima non sono separabili.
Appartengono inscindibilmente alla vita.
Negarne l’unità abilita il massacro e lacera il cuore lasciandoci confusi e soli a ricercare il senso della nostra presunta umanità.
La carne e l’anima appartengono a una stessa identica realtà.
Qualcosa che chiamiamo: vita.
Qualcosa che esiste, indivisibile, nella perfetta unicità di ognuno.
Maschio o femmina, adulto o bambino, uomo o animale.
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