Succede che un figlio bravo, buono e diligente improvvisamente si stanchi di studiare e cominci a distrarsi dalla scuola, dai compiti e dalle interrogazioni.
Succede.
E non serve sgridarlo, punirlo, tagliargli i viveri o paragonarlo a tutti gli altri che invece studiano con impegno e danno tante soddisfazioni ai genitori.
Succede… e solitamente c’è un motivo che è importante comprendere per intervenire efficacemente e aiutare chi non trova più stimoli nel continuare a studiare.
Sono tante le ragioni per cui la scuola delude i ragazzi e li demotiva nel portare avanti gli studi con successo.
I programmi ministeriali sono poco in sintonia con gli interessi dei giovani, poco attenti alle loro problematiche interiori, poco rispettosi della loro originalità e della loro creatività.
Dalla scuola media all’università la vita di relazione è al primo posto nelle necessità di un individuo e il bisogno di sentirsi accettati e stimati dai coetanei, di esplorare i primi rapporti di coppia, di sperimentare l’autonomia individuale e l’appartenenza a un gruppo può rivelarsi molto più importante e urgente della riuscita negli studi.
Solitamente, però, il percorso scolastico è finalizzato al conseguimento degli apprendimenti cognitivi e non tiene conto dei bisogni di socializzazione.
La scuola fa poco per stimolarli e svilupparli.
La vita di relazione degli studenti non è considerata nei programmi ministeriali.
È affidata al caso e alla spontaneità.
I giovanissimi devono arrangiarsi come possono e diventare emotivamente grandi nei ritagli di tempo, quando l’apprendimento delle materie scolastiche li lascia liberi.
Cioè durante brevi pause rubate allo studio perché le ore passate a scuola non sono mai sufficienti e gli studenti devono svolgere compiti ed esercitazioni ben oltre l’orario delle lezioni.
Andare bene a scuola significa fare molte rinunce sul fronte della socializzazione, in un periodo della vita in cui, invece, si è alla ricerca di una propria identità e di un proprio ruolo nel mondo.
Nel periodo dell’adolescenza è difficile definire se stessi con precisione e si cerca di far emergere i propri valori e le proprie potenzialità nel rapporto con gli altri, soprattutto con i coetanei.
La famiglia mette i semi del bene e del male durante l’infanzia, questi semi germogliano con la crescita e sbocciano nel periodo adolescenziale.
Studiare richiede molta attenzione e concentrazione e, spesso, non è conciliabile con il bisogno di definire se stessi.
Le persone in crescita cercano nella famiglia un aiuto per mettere a fuoco i propri punti di forza, ma un’attenzione genitoriale costantemente mirata al rendimento scolastico li porta a chiudersi e a cercare i propri riferimenti altrove.
Per questo è importante sostenere i ragazzi valorizzando i loro lati positivi, i loro talenti, le loro attitudini e le loro capacità.
Anche a prescindere dal rendimento scolastico.
Molto spesso la scarsa concentrazione sulle materie di studio dipende da un’insicurezza di sé che spinge a cercare conferme nel rapporto con gli amici.
Davanti ad una perdita repentina della voglia di studiare sostenere l’autostima di un figlio può rivelarsi più produttivo, ai fini dell’applicazione nello studio, che non insistere costantemente su voti e interrogazioni.
Come genitori, siamo portati a correggere i nostri figli piuttosto che a premiarli.
Sottolineiamo loro le cose che non vanno bene ed evitiamo di fermarci a valorizzare ciò che hanno di buono e di positivo.
I difetti diventano gli argomenti di cui si parla più spesso e ci dimentichiamo che i nostri figli hanno anche moltissimi pregi.
Esiste un pregiudizio diffuso secondo il quale valorizzare i ragazzi ed esaltarne le virtù appartiene al narcisismo e fomenta l’irresponsabilità nei giovanissimi.
Non si devono montare la testa! Non si devono viziare!
Tuttavia, per non renderli dei presuntuosi si finisce per parlare soltanto di scuola, scordando che la vita è fatta soprattutto di relazioni e che proprio i rapporti con gli altri sono ciò che più spesso ci rende felici o sofferenti.
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“Quanto sai valorizzare tuo figlio?”
Test veloce per genitori
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Eccovi un test pratico e veloce per valutare la capacità di sostenere l’autostima dei vostri figli.
Prendete un foglio bianco e dividetelo in due colonne uguali.
Elencate nella colonna di sinistra tutti i difetti di vostro figlio e nella colonna di destra tutti i suoi pregi.
Fate i totali di ciascuna colonna.
Quanto più la somma dei pregi supera la somma dei difetti tanto più siete capaci di valorizzare vostro figlio (naturalmente una somma uguale a zero in una delle due colonne segnala un’inadeguatezza nella valutazione e rende poco attendibile il risultato di questo test).
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