BISOGNO DI PROTEZIONE E ALTRUISMO PATOLOGICO

Nella prima infanzia il bisogno di protezione è un vissuto spontaneo, indispensabile alla crescita e allo sviluppo della personalità, e corrisponde al desiderio di sentirsi amati e accuditi dai propri genitori.

Diventando grandi, la necessità di essere protetti cede il posto al bisogno di autonomia, cioè al desiderio di essere indipendenti e capaci di badare a se stessi.

In alcuni adulti, però, il bisogno di protezione non si esaurisce con la crescita e questo causa tante sofferenze emotive.

Infatti, quando questo bisogno non è stato saturato da bambini, la necessità di sentirsi protetti stimola, anche da grandi, il sogno di avere affianco qualcuno capace di risolvere le difficoltà e di colmare magicamente le lacune affettive lasciate dai genitori.

E spinge a vivere relazioni con persone credute (impropriamente) più forti, più capaci e più mature.

Questa esigenza psicologica, solitamente inconscia, riflette il tentativo di compensare nel presente le mancanze del passato e, purtroppo, è destinata a provocare delusioni.

Infatti, una volta superato il periodo infantile, i meccanismi biologici che favoriscono l’attaccamento ai genitori vengono meno e l’idealizzazione, necessaria a garantire la sopravvivenza dei cuccioli (trasferita da adulti su figure genitoriali sostitutive) si trasforma in una pericolosa deformazione della realtà.

Una volta cresciuti, gli esseri umani hanno bisogno di soddisfare autonomamente le necessità della vita e devono sperimentare l’indipendenza per potersi sentire realizzati.

Delegare a un altro la soddisfazione dei propri bisogni, materiali o affettivi, porta a svalutare se stessi, mina l’autostima e apre la strada a quel senso di inutilità dell’esistenza che è l’origine della depressione.

Di solito, le personalità creative non cadono in questo errore psicologico, perché la loro natura indipendente le spinge a cercare l’autonomia già da molto piccole.

Per soddisfare indirettamente il loro bisogno di protezione possono manifestare, però, una protettività esagerata.

I creativi, infatti, hanno la capacità di spostare agilmente il proprio punto di vista e questo li rende molto empatici e portati a immedesimarsi nei vissuti degli altri.

Se da bambini si sono sentiti soli, in balia di forze più grandi di loro, incapaci di difendersi e senza nessuno che intervenisse a soccorrerli, sviluppano il desiderio di mettere fine alla sofferenza impedendo il suo esistere ovunque sia.

(Per chi è dotato di empatia che si tratti della propria sofferenza o di quella di un altro non fa differenza.)

Si forma così un altruismo patologico, cioè una spinta compulsiva e irrefrenabile a prestare aiuto, soprattutto alle persone amate.

In questi casi, il bisogno di protezione si trasforma nel desiderio di proteggere gli altri.

Le personalità creative possono usare le loro capacità empatiche per colmare il bisogno di protezione insoddisfatto, appagandolo mentre aiutano il prossimo.

Questo tentativo, però, nonostante la sua generosità, si rivela totalmente inadeguato a raggiungere gli scopi che lo determinano.

Infatti, nell’intimo, coloro che si sono sentiti deboli e indifesi durante l’infanzia rimangono sempre i bambini deprivati che sono stati.

E risolvere i problemi altrui, anche se lodevole e altruista, non aiuta a cancellare i propri.

Perciò, mentre combattono come leoni per tutelare chi amano, queste persone rimangono insicure e fragili quando si tratta di proteggere se stesse.

L’altruismo patologico, originariamente finalizzato a superare la paura e la solitudine vissute da bambini, spinge a donarsi eccessivamente deprivando se stessi e rende vulnerabili e insicuri.

Chi lo agisce non risolve le problematiche infantili e rimane intrappolato dentro un enigma relazionale irrisolvibile, non riuscendo a decidere se le persone ricambiano l’amore oppure cercano soltanto di ottenere protezione e accudimento per se stesse.

In conclusione, cari amici, lettori e curiosi di questo blog, occorre prestare molta attenzione al bisogno di protezione.

È vero che da bambini abbiamo creduto in una indiscussa superiorità dei genitori, ritenendoli invincibili, potenti e capaci di mettere fine immediatamente alle nostre difficoltà.

Tuttavia la crescita ci ha costretto a sperimentare che non è affatto così!

I genitori sono bambini diventati grandi in mezzo alle difficoltà e cercano di fare quel che possono con ciò che hanno.

Imparando dai loro sbagli i figli costruiscono strategie migliori.

Ognuno di noi è solo davanti alla vita e deve fare i conti con l’incertezza e con la fragilità.

Il bisogno di protezione ci ricorda che abbiamo il dovere di proteggere noi stessi perché, se non ci proteggiamo da soli, nessuno potrà farlo al posto nostro e perché nessuno meglio di noi può sapere di cosa abbiamo bisogno e come darcelo.

Rimbocchiamoci le maniche, quindi, e concediamoci le attenzioni di cui abbiamo bisogno, senza aspettare che lo faccia qualcun’altro.

Perché quando potremo prenderci da soli i permessi necessari per vivere potremo concedere anche agli altri la stessa indulgente libertà.

E perché, potremo amare, coccolare e proteggere gli altri solo quando avremo imparato ad amare, coccolare e proteggere noi stessi.

Nella responsabilità e nell’autonomia di ciascuno si nasconde il segreto di una vita libera e poggiano le fondamenta di un mondo migliore.

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