“DOTTORESSA, IO NON SONO NORMALE!”

“DOTTORESSA, IO NON SONO NORMALE!”

La possibilità di essere se stessi è alla base di una sana autostima e si conquista sentendosi bene con i propri pensieri e con i propri sentimenti.

Qualsiasi essi siano.

Purtroppo, però, noi psicologi ci troviamo spesso davanti ad una sconcertante richiesta: i pazienti vogliono essere aiutarti a cancellare le loro emozioni per arrivare a non provarle più.

Raccontano di sentirsi diversi dagli altri proprio a causa di ciò che provano.

Giudicano eccessiva e sbagliata, la loro emotività.

“Aiutami a essere normale. Voglio essere come tutti gli altri!”

Chiedono pieni di dolore e di speranza.

Mi è capitato spesso durante la pratica clinica.

Tante persone approdano al mio studio disperate e arrabbiate con se stesse, pronte a disfarsi di una sensibilità che ai loro occhi appare sbagliata o, peggio, malata.

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IO NON SONO NORMALE

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“Dottoressa io non sono normale… spesso, quando guardo il telegiornale, mi viene da piangere.”

Angela mi guarda con i grandi occhi azzurri colmi di disapprovazione per se stessa.

È imbarazzata e preoccupata.

La ascolto senza commentare.

“… e non è solo il TG, mi succede anche con le amiche o addirittura con gente che non conosco. Basta che qualcuno mi racconti qualcosa e tac… io scoppio a piangere”

Fa un gesto con le mani come se aprisse una scatola e tutte le lacrime del mondo ne saltassero fuori.

“L’altro giorno ero al lavoro,”

Continua

“una collega mi ha raccontato che è stato investito il suo cane ed io… mi sono dovuta allontanare con una scusa! Altrimenti mi sarei messa a piangere. E le assicuro che non era proprio il caso!”

“DOTTORESSA, IO NON SONO NORMALE!”

“Perché non era proprio il caso?”

Indago alla ricerca di una spiegazione capace di convincermi che la comprensione e la condivisione del dolore degli altri siano qualcosa di così insopportabile e sbagliato.

“Perchèèèèè…???!”

Angela sgrana gli occhi e mi guarda esterrefatta, sorpresa dal mio non capire quelle ragioni per lei fin troppo ovvie.

“Perché ho il cuore troppo tenero. Perché mi commuovo sempre, anche quando vorrei essere tutta d’un pezzo. Perché mi preoccupo per gli altri e finisco per dimenticarmi che dovrei pensare prima di tutto ai miei interessi. Perché non sono competitiva e per questo non riesco a fare carriera!”

Esclama tutto d’un fiato.

Poi tace, in attesa del mio consenso.

Cosa non va in queste cose?

Credo che se tutti fossero sensibili, capaci di provare emozioni e di comprendere gli altri, pronti a cooperare invece che a competere, il mondo sarebbe migliore.

Eppure i portatori di queste straordinarie caratteristiche vogliono disfarsene, per trasformarsi in esseri cinici senza un cuore, adatti a vivere in un mondo che, così facendo, corre soltanto verso la propria distruzione.

L’amore, le emozioni e la sensibilità non sono mai da curare.

Nella loro accettazione, espressione e valorizzazione sta il segreto della salute e la via per costruire un mondo più sano.

Nel libro LA PERSONALITÀ CREATIVA ho cercato di dare riposta a questa disperata (e ingiustificata) richiesta d’aiuto.

Carla Sale Musio

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